A TUTTI I NOSTRI WEEABOO LEGNANINI!
Ciao a tutti ragazzi! In occasione del Natale 2020 abbiamo pensato di proporvi un’intervista fatta alle prof.sse Stefania Zanelli e Kimura Sachie sul Natale/Capodanno giapponese per sapere qualcosa in più sulle tradizioni di una cultura molto diversa dalla nostra, o forse solo apparentemente…
- Come prima domanda ci chiedevamo che significato possa avere il Natale in un Paese come il Giappone in cui il cattolicesimo non è molto diffuso. Come lo trascorrono i i giapponesi?
La festa ha una dimensione prettamente consumistica e non religiosa, data la minoranza cattolica presente in Giappone. Tuttavia è una celebrazione con un grande impatto sulla popolazione. Sebbene solo l’1% della popolazione giapponese sia di religione cristiana, i Giapponesi sembrano andare pazzi per il Natale. Proprio come noi i giapponesi si recano a fare compere, le coppie si riuniscono per lo scambio dei regali e le città si riempiono di luminarie e alberi di Natale. Si può dire quindi che questa celebrazione abbia assunto una concezione cosmopolita e sia stata assorbita anche da culture completamente differenti. E’ diventata nel tempo la festa “dei giovani e dei bambini”, mentre tutte le persone si recano normalmente al lavoro: è come se fosse un giorno come un altro. I giovani la sera si ritrovano per cenare insieme e i bambini aspettano l’arrivo di Babbo Natale proprio come in Occidente. La sfera religiosa è maggiormente legata invece al Capodanno giapponese.
- Com’è arrivato il Natale in Giappone?
La comparsa del Natale in Giappone scorre in parallelo con quella del cattolicesimo e risale all’attività dei missionari cattolici in Giappone che cominciò a partire dal 1549 ad opera dei gesuiti. Tuttavia il l Natale è stato formalmente introdotto in Giappone nel periodo Meiji (1868-1912) e si è diffuso soprattutto nel periodo Showa scritta in Kanji (1912-1989). In questi due periodi il Giappone ha assorbito tutte le tradizioni più belle del Natale da altri Paesi e le ha modificate a suo uso: l’albero di Natale (le città sono decorate con alberi di Natale), le luminarie (durante il periodo natalizio, le strade del paese nipponico sono abbellite con luminarie)e la tipica torta britannica “Christmas cake” cioè la Kurisumasu Keki (クリスマスケーキ), che il Giappone ha fatto sua realizzandola a base di panna e fragola .
- Quindi come diceva prima in realtà è il Capodanno la vera celebrazione spirituale giapponese, è corretto? Ci dica qualcosa di più su questa festa e le sue tradizioni!
Il capodanno giapponese” Oshogatsu “è un periodo in cui i giapponesi vanno a trovare le proprie famiglie e la sera dell’ultimo giorno dell’anno si recano al tempio buddhista per pregare. Con 108 rintocchi di campana ( numero simbolico che indica le passioni umane, ricordiamo che la numerologia in Giappone è fondamentale!) si augura di scacciare via tutto il male e che l’anno nuovo sia pieno di felicità. Si fanno le pulizie e si rimuove dalla propria casa tutto ciò che non serve per l’anno nuovo, ovvero le “passioni negative”. Si segue la filosofia Kaizen, che si basa sul “cambiamento in meglio”, sul rinnovamento.
Tutto il mese di dicembre è preparatorio a questa festività, che dura normalmente dal 31 Dicembre al 3 Gennaio, periodo in cui ovviamente nessuno lavora e tutte le famiglie si rivedono, proprio come da noi in Italia fa il Natale, che ricongiunge lavoratori e studenti fuori sede con i propri cari ogni anno.
- Quali sono i piatti tipici di questo periodo?
Un altro parallelismo fra la cultura giapponese e italiana si riflette proprio nell’ambito culinario. Come noi abbiamo dei prodotti tipici natalizi, anche in Giappone c’è la cosiddetta Osechi Ryori, i cui kanji (caratteri) significano “stagione importante” (osechi – poi col tempo diventato semplicemente indicazione di nuovo anno) e “ryouri” che significa pasto. Questa è una vera tradizione culinaria natalizia tra i cui piatti tipici troviamo per esempio il Mochi ( un po’ un corrispondente del nostro panettone) cioè una tortina di pasta di riso e il Toshikoshi soba cioè spaghetti di grano saraceno (toshikoshi = attraversare l’anno, simbologia volta a significare il rito di passaggio che avviene con l’anno nuovo).
esempio di set di osechi negli jubako ( contenitori in legno)
- Quali oggetti rappresentano il capodanno?
Ci sono le decorazioni di bambù porta fortuna, come lo Shimekazari, ovvero una decorazione da appendere all’uscio realizzata con una corda di fettuccia di riso, striscioline di carta che scaccia gli spiriti maligni e porta fortuna per il nuovo anno. C’è poi il Kadomatsu, letteralmente “pino all’entrata” che augura il benvenuto agli ospiti della casa. Tipico di questo periodo è poi la consegna dei Nengajo, delle letterine di auguri da spedire ad amici e parenti: una tradizione che, nonostante l’avanzata tecnologia giapponese, resiste alla modernità e conserva quella unicità del ricevere una lettere cartacea .
kadomatsu
Ringraziamo infinitamente le prof.sse per la loro disponibilità e con questa intervista terminiamo il nostro 2020 e vi auguriamo buone feste!
Alla prossima!
Ilaria Di Rauso 4^DL e Seungmin Jung 1^CL