AC75. Questa è la sigla con cui vengono designate le barche più veloci del mondo, quelle usate nell’ultima edizione dell’America’s Cup. Le chiamiamo barche, ma di fatto assomigliano più a degli aerei: sì, perché navigano nell’aria, non toccando mai l’acqua (ed è poi questo il segreto della loro velocità)… ma come fanno?
Basta guardarle per capire che c’è qualcosa di strano in queste barche, e non serve vantare l’occhio di un velista esperto per notare che cosa: dallo scafo degli AC75 fuoriescono due enormi braccia con una sorta di pala all’estremità. Questa “pala” si chiama foil, funziona in maniera analoga alle ali di un aliante ed è l’apparato che permette alla barca di spiccare il volo e di rimanere sospesa in aria.
Approfondire il funzionamento dei foil sarebbe molto interessante, ma anche abbastanza lungo e complesso. Il concetto di base sta nel fatto che questa sorta di pala, grazie all’utilizzo di speciali flap (analoghi a quelli che vediamo sulle ali degli aerei), agisce in modo da alzare lo scafo dalla superficie dell’acqua e farle prendere il volo (poiché il meccanismo funzioni è necessario che ci persista una certa intensità di vento, almeno 6/7 nodi). Per chi fosse interessato consiglio di seguire il video de Il giornale della vela, intitolato “Mistero foil”.
Questo, quindi, è il tipo di barca con cui si è disputata nel 2021 una delle competizioni velistiche più importanti al mondo: l’America’s Cup (quest’anno la trentaseiesima edizione).
La competizione ha un funzionamento curioso, completamente diverso da quello calcistico, in cui tutte le squadre si sfidano. In mare si trovano la nazione detentrice della coppa, quest’anno i neozelandesi (soprannominati Kiwis, dal nome dell’animale simbolo della Nuova Zelanda ), che viene sfidata da un’altra nazione. I due team vengono chiamati difensori (se detiene la coppa) e sfidanti (se sfidano i detentori della coppa).
E se più team volessero sfidare i detentori? Si organizza un altro torneo, in cui tutti gli sfidanti regatano tra loro, e il vincitore andrà a competere per vincere la Coppa America. Il torneo di quest’anno era la Prada’s Cup, e vi hanno competuto gli Italiani con il team Luna Rossa, gli Inglesi con Ineos Team UK e gli Statunitensi con American Magic.
Tutte le regate si svolgono nelle acque della nazione detentrice, perciò le tre sfidanti hanno gareggiato tra loro nella Prada’s Cup; in seguito, il vincitore della Prada’s Cup ha sfidato i neozelandesi per poter vincere la tanto agognata America’s Cup.
Ad avere l’opportunità di sfidare Emirates Team New Zealand quest’anno è stata Luna Rossa: dopo una partenza in sordina, il team italiano, sotto la guida dei timonieri James Spithill e Francesco Bruni, si è costruito la strada per la vittoria.
Tutte le regate sono state trasmesse in diretta su YouTube, e migliaia di appassionati si svegliavano ogni notte alle 4 per poter seguire l’impresa del team Luna Rossa.
Io personalmente mi sono accontentato di seguirle in differita la mattina dopo, nelle ore buche o nei minuti di pausa tra una lezione e l’altra, ma è capitato che mio papà (che invece le guardava tutte di notte) mi svegliasse con le sue esclamazioni e le sue esultanze!
Emozioni forti nel vedere Luna Rossa andare a prendersi la vittoria della Prada’s Cup, ed emozioni ancora più forti nel vederla lottare all’ultimo sangue contro i Kiwis.
La competizione contro i neozelandesi era da disputarsi in più giornate, due regate alla volta, ogni regata vinta assegna un punto. Vince il primo che arriva a 7.
1-1. 2-2. 3-3. 5-3. 7-3. Vincono i Kiwis. La coppa rimane in Nuova Zelanda.
Il risultato non è quello sperato, ma le emozioni che ci sono arrivate da oltreoceano, quelle sono state intense. Strategia, battaglia, velocità, tattica, agonismo, passione, innovazione, sportività. Gli appassionati hanno visto ciò che speravano di vedere, gli spettatori occasionali hanno scoperto un mondo nuovo, curioso e affascinante.
L’America’s Cup è stata una vittoria, a prescindere dal risultato.
Queste barche volanti hanno entusiasmato il mondo, e io già non so cosa aspettarmi per la prossima edizione dell’America’s Cup, ma spero si continui sulla scia di questi spettacolari AC75, che tante emozioni hanno regalato, e tante ancora ne hanno da regalare.
Molte persone si sono avvicinate a questo sport dopo l’impresa di Luna Rossa, e spero che molte altre si appassionino con il tempo. Più volte seguendo le gare ho pensato che sarebbe davvero bello se gli sport “minori”, come questo, avessero anche solo 1/15 del seguito che ne hanno altri.
Cristian Polci 5AS