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Prendo questo primo articolo di questo primo numero di quest’anno come occasione per presentarmi e per presentarvi il progetto -il tutto mentre cerco di conquistarmi la vostra fiducia-. Quello che vi voglio dire si può riassumere in tre punti ma, mi tocca ammetterlo, il mio forte sicuramente non sono la linearità e l’organizzazione. (Già un punto in meno alla mia credibilità…)
Vado in ordine: mi presento. Non ho granché da dire, in realtà. I’m just a regular kid who’s in high school. Ultimo anno di liceo, da cui onestamente non vedo l’ora di uscire (purtroppo). That’s it.
Poi: vi presento il progetto. Basta cercare “advice column” su Google (“un articolo in un giornale o una rivista che offre consigli alle persone che scrivono per chiedere aiuto per un problema”, questo è quello che trovereste. Anzi, invece di consigli, però, mettete “sostegno morale”). Un’idea abbastanza banale, quindi. Ma ho pensato possa fornire, non dico un aiuto, ma almeno un po’ di conforto: so quanto possa essere preziosa anche solo una parola d’incoraggiamento in certi momenti.
Che poi vi chiedete, chi è questa e perché vuole sapere i cavoli di altrə. Ecco, onestamente? Nessuno. Posso solo dire di essere molto emotiva e che mi fa sentire bene provare e trovare connessioni. Quindi bene o male sono pronta ad accogliere questa sfida.
Scrivo “sfida” perché raramente una risposta ben articolata o un consiglio possono di fatto migliorare una situazione. Ciò che, invece, cambia effettivamente le cose è proprio lo sperimentare, il cogliere una connessione con la persona che si confida a noi. Ed è difficile descrivere le connessioni di cui parlavo prima, ma gli esseri umani funzionano così: tutto è categorizzato e appreso attraverso le parole. E si tenta di fare questo anche quando ciò a cui vogliamo dare un nome, e quindi una soluzione, sembra essere molto più grande di noi. E se farlo parlando è difficile, immaginate scrivendo!
Inoltre, l’empatia è anche un atto di grande onestà e coraggio: è difficile ammettere di non sapere come agire, e a volte è addirittura doloroso riconoscere negli altri ciò che è in sé e che magari già in prima persona non si è riusciti a sistemare.
Insomma: per questo modesto sforzo, vi chiedo solo di fidarvi.
Io tendenzialmente vado fuori traccia nei temi a scuola (anche nelle verifiche di storia, tra l’altro). Ma di me dicono che sono una buona amica e una brava motivatrice, quindi provate a fidarvi.
p.s.: Poi magari un giorno vi racconto il perché del nome della rubrica. Intanto, ecco un indizio.
Sofia Ghirimoldi, 5bc