Il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha giustificato l’invasione dell’Ucraina dicendo che le popolazioni russe presenti sul territorio subivano costantemente soprusi, discriminazioni e violenze, e che il suo intervento era volto alla cessazione di tali eventi; inoltre ha più volte ribadito che in Ucraina si trovano gruppi di persone con ideologie neonaziste, compresa una grande parte dell’attuale governo di Volodymyr Zelens’kyj.
Ma ci sono altre motivazioni che hanno spinto Putin a tutto ciò: l’espansione della NATO, la storia dell’URSS e una visione sbagliata dell’occidente.
Putin infatti si sente minacciato dalla costante espansione della NATO attorno ai suoi territori visto che, una volta entrati nell’organizzazione, verranno costruite sul proprio territorio delle basi militari armate con missili nucleari in grado di raggiungere in pochi minuti gli obiettivi.
Il governo russo si sente soffocare da tutte le basi nucleari in possesso degli Stati Uniti situate attorno alla Russia; le possiamo trovare in tutta Europa, in Turchia, in Kazakistan fino ad arrivare in Sud Corea e in Giappone, una stretta che non può più essere tollerata dal Cremlino.
L’Ucraina con l’attuale presidente sta subendo un grosso momento di occidentalizzazione ed era sua intenzione tentare l’ingresso nella NATO e nell’Unione Europea, scelta ritenuta impossibile e minacciosa dal governo di Mosca perché troppo vicina ai suoi territori (un missile di nuova generazione può raggiungere Mosca in 4 minuti se lanciato dall’Ucraina).
Putin ha tenuto una conferenza stampa per motivare ulteriormente la sua scelta, cercando le motivazioni nella storia ritornando ai tempi della guerra fredda e dell’URSS.
Ha dichiarato che l’Ucraina prima dell’URSS non esisteva e faceva parte del territorio russo, è grazie a Stalin che le fù riconosciuta “l’indipendenza” e l’accesso all’URSS come Repubblica Socialista Sovietica; ha affermato che Russi e Ucraini condividono la stessa cultura e lingua ed è per questo che bisogna avere una riunificazione territoriale.
In aggiunta ha erroneamente detto che il popolo ucraino derivi da quello russo, sebbene, come dimostra la storia, sia l’esatto opposto; infatti già nell’anno mille esisteva Kiev sotto il controllo del regno dei Rus’ di Kiev, mentre Mosca (che è stata fondata nel 1147) subì numerose razzie e attacchi, tra cui la distruzione totale e il dominio straniero fino al 1480, quando fù liberata e consegnata ai russi.
Il Cremlino ha iniziato tutto ciò pensando che l’occidente (Unione Europea e NATO) fosse economicamente debole per via della pandemia, militarmente più debole rispetto al proprio esercito e soprattutto molto diviso rispetto all’apparenza.
Sono bastati un paio di giorni per dimostrare a Putin che aveva totalmente sbagliato; non solo sono stati mandati armamenti e munizioni per supportare l’esercito ucraino da moltissimi Paesi europei, compresa l’Italia, ma sono stati applicati vari blocchi di sanzioni e sono stati congelati beni e conti bancari di potenti oligarchi russi nella cerchia di comando.
A dimostrare una grande unione in difesa della sovranità dell’Ucraina sono avvenute due azioni che, guardando la storia, danno grandi segnali di opposizione alla scelta del Cremlino: prima di tutto la scelta della Svizzera che per la prima volta rompe la sua storica neutralità in un conflitto, congelando tutti i conti dei personaggi più potenti in Russia facendogli perdere milioni.
In secondo luogo, troviamo il popolo russo che, nonostante si trovi sotto un regime oppressivo che censura tutto ciò che ritiene inopportuno (è stata varata poco fa una legge che perseguita, anche con il carcere, chi diffonde parole contro l’esercito russo che il Cremlino ritenga false), è sceso nelle piazze a protestare contro la guerra, a far sentire la propria voce, a dimostrare che il popolo russo non vuole questa guerra, rischiando di venire arrestati pur di fermare Putin da ciò che ritengono una follia.
Emblematico il caso di Yelena Osipova, un’ottantenne sopravvissuta all’assedio di Leningrado durante la seconda guerra mondiale, che mentre protestava a San Pietroburgo, tenendo in mano due grandi cartelli con scritte di condanna verso ciò che sta accadendo in Ucraina, è stata arrestata e portata via dagli agenti della polizia russa.
Lei è una delle oltre 7000 persone che sono state arrestate dal governo russo mentre chiedevano la pace per una guerra che non volevano.
Ora che sappiamo quali sono le motivazioni della guerra (anche se solo a guerra finita si possono realmente sapere le motivazioni), ripercorriamo ciò che è successo dall’inizio fino a ora.
Il tutto è partito il 23 febbraio 2014 a Sebastopoli dove decine di migliaia di persone filorusse scesero in piazza per protestare contro il governo ucraino fino al 26 febbraio, quando i gruppi paramilitari chiamati “omini verdi”, senza alcuna insignia, attaccarono i luoghi strategici in tutta la penisola e istituirono il Consiglio Supremo che, successivamente ad un referendum, chiese formalmente l’adesione alla Russia.
Il 21 marzo 2014 Putin accettò l’annessione della Crimea e istituì il Circondario Federale della Crimea.
21 febbraio 2022, dopo incessanti bombardamenti di artiglieria nel Donbass, le forze ribelli filorusse presero il controllo delle zone di Luhans’k e di Donec’k, proclamandole repubbliche popolari.
Putin riconobbe la loro sovranità e legittimità, si accordò con i loro governi e le annesse ufficialmente alla Federazione Russa, spostando l’esercito di confine in quei territori.
Sembrava che potesse risolversi così, ma il Cremlino non si fermò e nella mattinata del 24 febbraio iniziarono i bombardamenti a tappeto delle maggiori città Ucraine, compresa la capitale Kiev.
Le forze armate russe iniziarono l’invasione superando i confini e cominciarono la conquista delle regioni di confine; si divisero in cinque blocchi diversi, uno dalla Bielorussia per conquistare Kiev, due dalla Russia per iniziare la conquista da ovest, uno in Crimea per espandersi da sotto e infine la flotta dislocata su tutte le coste delle maggiori città Ucraine.
Grazie al collettivo Anonymous e agli ufficiali uccisi in battaglia sono trapelati diversi piani d’invasione che prevedevano la conquista dell’Ucraina in poco tempo; il Cremlino non ha mai dichiarato nulla riguardante ciò, non sappiamo se i generali russi avranno sottovalutato l’esercito ucraino, se il loro esercito si è rivelato inefficiente (spesso sono giovani ragazzi dai 17 ai 25 anni senza esperienze nell’esercito, mandati in massa a conquistare le zone rischiando la loro vita) o se era impensabile una guerra lampo.
L’unica cosa certa è che l’esercito ucraino, nonostante sia in inferiorità numerica, militarmente inferiore alla Russia, ha un grande spirito patriottico e la volontà di dare la propria vita per difendere le istituzioni e lo Stato; gli ucraini stanno lottando giorno per giorno e stanno tenendo testa all’avanzata russa che dopo due settimane conta già numerose perdite a fronte di pochi territori conquistati.
Si sono già distinti tre “eroi” nell’esercito ucraino, però si conosce il nome di uno solo di essi;
si tratta di Vitaly Skakun Volodymyrovych, soldato del Genio militare, doveva piazzare delle cariche esplosive su un ponte e farlo esplodere per rallentare l’avanzata russa, ma una volta piazzate ha capito che non sarebbe riuscito a fuggire in tempo dalla zona e ha azionato le cariche distruggendo il ponte con lui sopra, fermando il convoglio russo dall’altra parte e obbligandolo a cercare nuove strade.
Invece nei cieli troviamo “Il fantasma di Kiev”, pilota anonimo dell’aeronautica ucraina, è stato abbattuto ma è riuscito a salvarsi in tempo ed è già tornato nei cieli a combattere; è considerato “l’Asso del 2022” per aver abbattuto 7 caccia in un giorno per un totale di oltre 14 caccia da inizio guerra.
Infine c’è un eroe totalmente anonimo, non si conosce neanche il soprannome. Le uniche cose che conosciamo sono la sua età e il suo sesso: una ragazza di 17 anni, cecchina dell’esercito ucraino è da giorni l’obiettivo principale dell’esercito russo perchè considerata una seria minaccia vista la sua bravuta con l’arma e la sua importanza sul campo di battaglia. Ha già ucciso centinaia di soldati russi e rallenta la loro avanzata.
La situazione è in costante cambiamento, le città vengono bombardate, occupate dai russi e spesso liberate dall’esercito ucraino, le città costiere come Odessa subiscono forti blocchi navali e pesanti bombardamenti dalla flotta russa; invece le città vicine ai confini come Mariupol o Kiev sono quasi del tutto circondate e costantemente bombardate dall’aviazione russa.
Mentre gli uomini sono chiamati alle armi, le donne nelle città aiutano a creare barricate e molotov da dare ai soldati. Invece coloro che sono riusciti a scappare, a prendere i cosiddetti “treni della speranza”, si dirigono a Leopoli, dove sono state trasferite tutte le ambasciate, e successivamente si spostano dentro la Polonia, dove sono accolti negli enormi campi di aiuto creati, e smistati nei vari spazi che hanno le possibilità di accoglierli.
Sono stati aperti centinaia di corridoi umanitari da tutta Europa; vengono spediti abiti, cibo, farmaci, oppure viene data la disponibilità ad ospitare in casa. Si cerca di dare un nuovo luogo dove vivere a tutte quelle donne e bambini che scappano dalla guerra, che comunque non perdono il loro spirito e la loro unità, cantando in coro nelle stazioni canti di ribellione anti-russa.
Secondo la propaganda russa le vittime tra i soldati russi sono minime e l’avanzata procede bene, fatti smentiti dal ministero dell’interno ucraino, dalle foto satellitari di centinaia di veicoli russi fermi senza carburante o dagli ironici filmati di cittadini ucraini che con trattori rubano carri armati e dispositivi anti aerei all’esercito russo, rivendendoli poi su Ebay.
Putin ha più volte dichiarato che il Presidente Ucraino Zelens’kyj è fuggito da Kiev e si è rifugiato a Leopoli o in Polonia. Ciò è stato sempre smentito dallo stesso presidente che si continua a filmare in mezzo alla sua gente per le strade di Kiev, incitando tutti a combattere e al popolo russo di ribellarsi a Putin; gli sono stati più volte offerti passaggi per scappare dall’Ucraina, ma lui ha sempre rifiutato dichiarando: “La battaglia è qui. Mi servono munizioni, non un passaggio”.
Emanuele Zibra 3CE