Mi ritrovo ormai ad aprile della quinta e, di conseguenza, per me questo periodo è caratterizzato da principalmente tre elementi: riflessioni più o meno ansiogene riguardo all’università e al mio futuro in generale, studio matto e disperatissimo, e una domanda: cos’ho imparato davvero in questi cinque anni?
Ci potrebbero essere davvero tantissime risposte a questo quesito, ma ho cercato di riassumerle e raccoglierle in cinque punti principali con l’aiuto di diversi amici e compagni di classe miei coetanei, che mi hanno gentilmente offerto le loro opinioni e punti di vista.
- Ho imparato tante cose, letteralmente. Il Legnani è noto per essere una scuola impegnativa, ed effettivamente lo è: ascoltate chiunque vi dica di trovare un metodo di studio e organizzarvi, perché sono cose importanti (ma non indispensabili).
Invece, non ascoltate chiunque vi dica che ci sono indirizzi più facili o difficili di altri. Nessun indirizzo è facile, nemmeno quelli in cui si studia scienze umane (sì, parlo per esperienza).
- Ho imparato che avere un gruppo classe unito è essenziale: nella maggior parte dei casi è possibile avere dei buoni rapporti con tutti i compagni senza divisioni o contrasti di vario genere. Alla fine, il tempo passato a scuola occupa per diversi anni una buona parte delle nostre giornate, e questo ambiente dovrebbe essere vivibile, come minimo: per cui, se ve la sentite, provate a mantenere dei rapporti pacifici coi vostri compagni almeno fino al diploma.
- Ho imparato che organizzare una gita in tempi di covid è un calvario, ne sanno qualcosa i volonterosi professori che lo stanno facendo o che l’hanno fatto. Spero che la situazione migliori con il tempo ma, per adesso, se volete passare una giornata assieme ai vostri compagni, quasi quasi vi conviene organizzarvi da soli.
- Ho imparato che gli insegnanti, nella stragrande maggioranza dei casi, staranno dove sono, indipendentemente dalle vostre lamentele. So che non è possibile in tutte le situazioni, ma penso che il massimo che si possa fare è cercare di aprire e costruire un dialogo e un rapporto umano. Chissà, potreste anche scoprire che alcuni professori sono davvero delle belle persone (sì, parlo per esperienza).
Questo però non significa che non dobbiate prendere posizione davanti ad azioni o a parole che trovate irrispettose o dannose: è legittimo e necessario farlo, ovviamente nei limiti del rispetto e della civiltà.
- Ho imparato che, da studente, è fondamentale prendersi cura del proprio benessere fisico e psicologico nel modo che si ritiene più efficace. Non dico che, in questa scuola, crisi emotive o esistenziali di vario ordine e grado siano all’ordine del giorno, ma quasi: penso che ognuno abbia vissuto almeno una volta, direttamente o attraverso i racconti di amici e compagni, un’esperienza del genere.
Ma tanto, alla fine, mi sembra che i problemi veri al Legnani siano i pigiami a scuola, e non la salute mentale degli studenti.
Irene Peloia 5as