Era il 2008 quando la prima pellicola del Marvel Cinematic Universe (Mcu) raggiungeva le sale. Da allora, grandi folle di appassionati corrono al cinema ogni anno per assaporare il nuovo episodio di quella che è ormai una serie tv sul grande schermo e, sebbene a volte si tratti di buoni film, altre volte le pellicole lasciano molto a desiderare. È tuttavia innegabile il grande successo mediatico che questi cinecomic stanno riscuotendo nel pubblico di tutte le sale. Dc al contrario ha impiegato più tempo ad ingranare con i suoi lungometraggi: dal 2013 fino a pochi anni fa, il Dceu (Dc Extended Universe) contava molte pellicole poco dignitose come “Batman V Superman: Dawn of Justice”, “Justice League”, i due capitoli della saga di Wonder Woman e “Suicide Squad”, i quali erano in contrasto con quei pochi film guardabili come “Shazam!”. Dagli albori dell’Mcu la formula è sempre la stessa e, secondo molti, si sta giungendo a un punto in cui i collegamenti tra i vari prodotti saranno troppo caotici per essere seguiti. Inoltre, i toni cambiano notevolmente tra film e film, si passa dai toni giocosi e demenziali di “Thor Ragnarok” a toni più seriosi come ad esempio in “Avengers Age Of Ultron”. Dc, a causa del fallimento dello “Snyderverse”, ha capito che era meglio produrre film a sé stanti e senza collegamenti tra loro piuttosto che portare caos nel vano tentativo di imitare il disegno Marvel e i suoi collegamenti. Warner Bros con i film “The Suicide Squad” (una sorta di reboot/sequel del primo disastroso film) e “The Batman” ha voluto sperimentare questo nuovo metodo e, a giudicare dalle recensioni e dai risultati di Rotten Tomatoes, ha riscosso un inaspettato successo. Con questa nuova formula, infatti, i registi hanno carta bianca sulla produzione dei film, i toni possono differire da pellicola a pellicola (si passa ad esempio dai toni scherzosi di “The Suicide Squad”, a quelli cupi e oscuri di “The Batman”) e si evitano incongruenze (come Wonder Woman che in “Wonder Woman 1984” impara a volare, abilità di cui sembra sprovvista in “Batman v Superman”). Al contrario, Marvel, con l’apertura dei multiversi, ha riscontrato diverse difficoltà nel delineare e gestire le leggi di quest’ultimi: in Loki, infatti, si parla di deviazioni nelle linee temporali, mentre in “Spiderman No Way Home” di universi paralleli, e in What If Ultron utilizza le gemme dell’infinito in un altro universo, mentre in Loki viene dimostrato che questi artefatti sono inutili fuori dal loro universo di appartenenza. Appare evidente infatti che la nuova macrotrama dell’Mcu sia stata organizzata e messa in scena con grande confusione. In conclusione, sebbene il vecchio metodo della casa delle idee stia funzionando da ormai 14 anni, il progetto di un universo condiviso sta iniziando a cedere sotto il peso di grandi buchi di trama, mentre il nuovo metodo sfruttato da Dc sembra essere più stabile e longevo.
Lorenzo Monti 3^BC