G: Giulia Alessio
I: intervistatrice
I: Buongiorno, la prima cosa che volevo chiederle, visto che lei è una violinista, è: da quant’è che suona il violino e che rapporto ha con il suo strumento?
G. Allora suono il violino dal 2000, quindi è facile contare, sono 22 anni e ho lavorato come orchestrale – adesso lavoro più come insegnante. Il rapporto con il violino è un rapporto sempre in costruzione, cioè non bisogna mai dare nulla per scontato, perché è uno strumento senza tasti. Però è quello il bello, diciamo “è compreso nel pacchetto”, bisogna convincerlo a lavorare con te e non è sempre così però a volte sì, e quando è, è davvero bello.
I: Perché ha iniziato a suonare?
G: Ho iniziato a suonare in realtà sulla spinta di mio papà, che avrebbe voluto fare il Conservatorio ma non ha potuto per questioni economiche. Lui si è formato in maniera autodidatta, però inizialmente era il suo sogno, che mi ha passato, e poi mi sono appassionata e ho proseguito questa strada.
I: Come si è trovata a seguire in contemporanea sia il liceo che il Conservatorio?
G: Non è stato facile, assolutamente. Io avevo il vantaggio di avere il liceo e il Conservatorio nella stessa città, erano 10 minuti in bicicletta e per questo era più semplice. Però sono stati anni abbastanza duri da portare avanti. Il Conservatorio è completamente cambiato, adesso si fa dopo il liceo e non in contemporanea; forse da un lato è più semplice, dall’altro il Conservatorio è più difficile perché è più compresso, bisogna sviluppare più competenze in meno tempo.
I: Quali possibilità lavorative ci sarebbero per chiunque scelga di seguire una carriera artistica?
G: C’è la strada dell’orchestra, che però è molto competitiva – in Italia specialmente – perché purtroppo i posti di lavoro destinati ai musicisti di musica classica sono sempre meno, purtroppo in Italia non è facile lavorare come orchestrale. Poi ovviamente ci sono i teatri, ci sono orchestre sinfoniche, ci sono orchestre che fanno musica leggera, anche ad esempio l’orchestra della Rai che lavora in televisione. Però a parte quella dell’orchestra c’è appunto l’insegnamento e tanta attività da freelancer, c’è chi combina entrambe le cose arrivando così a tirare uno stipendio. Però appunto ci sono tanti chiari di luna, a parte il covid, però si riesce. Molti di noi sono freelancer perché si fa una settimana da una parte, due settimane da un’altra…
I: Ha dei consigli lavorativi per i giovani musicisti, giovani artisti?
G: Un consiglio che posso dare è di amare quello che si fa, che non è sempre facile, non è scontato, sembra banale; però credo che amare il proprio mestiere, qualunque esso sia, sia la chiave per riuscire anche a conviverci, anche a superare i sacrifici che bisogna fare.
I: Lei è anche illustratrice, come è riuscita a prendere la musica e anche l’arte e a fonderle insieme?
G: Non sono ancora riuscita a fonderle insieme, spero di riuscirci. La passione per il disegno l’ho sempre avuta, avrei voluto fare l’artistico, ma facendo il Conservatorio le due cose si escludevano a vicenda. Ho ricominciato a disegnare abbastanza assiduamente durante il primo lockdown, perché non potevo lavorare come orchestrale, quindi ero ferma in casa e ho ripreso. Poi è stata un po’ una serie di, finora, fortunati eventi che mi hanno portato prima a lavorare per una piccola rivista online che ho fondato con delle amiche e colleghe, e poi piano piano propormi con dei progetti di illustrazione di libri. Adesso lavoro nelle scuole medie ed elementari con progetti con i ragazzi – si vedrà insomma cosa porta il futuro.
I: Ultima domanda: visto che abbiamo appena visto una presentazione sul Presidio: cosa ne pensa?
G: Allora un ottimo lavoro, veramente notevole perché comunque affrontare un argomento così complesso, con così tante sfaccettature, riuscire anche a sintetizzarlo in modo efficace era una sfida e ci siete riusciti molto bene.
Carola Vigorelli 3AL