Se non avete mai ascoltato “Piazza Grande” di Lucio Dalla trovandovi a Bologna, è tempo di rimediare; vi ritroverete immersi in un realtà differente, dove il tempo sembra essersi fermato al 1976. La voce di Dalla vi accompagnerà per le strade della città come quella dolce di un amico che non si vede da molto tempo, e la sua presenza riecheggerà negli spifferi d’aria, tra le strade e i lunghi portici infiniti. Bologna è un luogo unico: la storia la avvolge interamente e si costruisce con essa fino a rendere estranea alla gente la cognizione del tempo: d’improvviso è il medioevo, poi il diciottesimo secolo e infine sono gli anni ’60…tutto si intreccia e vive commisto in quella città. Potrei scrivere per ore di quello che ho provato trascorrendo lì una singola giornata, eppure eviterei di dilungarmi in prolissi sproloqui. Dunque vi dico: semmai doveste trovarvi a Bologna, camminate, camminate senza meta e perdetevi tra quelle piccole vie colorate; perdetevi tra milioni di scritte sui muri, che un po’ vi faranno ridere e un po’ vi faranno piangere; perdetevi tra i parchi, o tra i libri esposti nelle vetrine; perdetevi tra le opere d’arte sparse per le strade e nei negozi; perdetevi tra i giovani nei bar, o tra gli anziani nelle chiese, ma non cercate di vedere una singola cosa, dimenticandovi della bellezza che vi circonda. Osservate e, soprattutto, ascoltate quella musica, quelle parole soffuse di Dalla, che vive ancora ancorato nei cuori dei suoi concittadini e di tutti gli italiani. Dalla amava la sua Bologna -come biasimarlo- e ha cantato di lei soprattutto nella sopra citata “Piazza grande”. Una canzone breve, di circa tre minuti, in cui l’autore descrive il profondo sentimento che lo legava alla sua città – una famiglia vera e propria non ce l’ho e la mia casa è Piazza Grande- e dove emerge la quotidianità e la semplicità della vita bolognese. Si crede che la piazza a cui Dalla si riferisse non fosse Piazza Maggiore, bensì Piazza Cavour, dove oggi, su di una panchina, siede la statua bronzea del cantante che per sempre giacerà nel suo luogo d’infanzia, accanto a noi che abbiamo ancora bisogno della sua presenza e vogliamo sentirlo vicino, su una semplice panchina di legno, come un anziano amico. Personalmente, ciò che più ho apprezzato della città sono stati i suoi colori caldi (rosso, marrone, giallo, arancione), che non risultano monotoni, ma la avvolgono di una certa aurea differente da altre città italiane e rimane così, nella sua unicità di città rossa, di città di portici, di artisti e di ottimo cibo. Perciò, cari lettori, durante i vostri viaggi lungo la Penisola, fermatavi a Bologna, anche solo per qualche ora, e godetevela immensamente. La bellezza di quella città è anche il suo non essere grande; è assolutamente a portata d’uomo e tutto è estremamente vicino, a parte i colli. Quei colli, che credo tutti sognino di percorre su di una vespa, insieme alla persona amata, almeno una volta nella vita. Per me Bologna è stato amore, un folle amore a prima vista che mi ha colmata di un vuoto che non credevo di possedere. Spero che anche a voi abbia suscitato tali emozioni, eppure non siamo tutti uguali e l’Italia è così bella che ognuno di noi ha certamente un proprio, speciale, posto del cuore, che pur sia bello o sia brutto, per noi è così importante che lo difenderemmo sempre. In conclusione, che queste mie parole siano state utili o meno, vi auguro di trovare il vostro luogo magico, in cui sentirvi pienamente voi stessi o, se già lo avete, spero possiate tornarci presto.
Sofia Summa 4ac