Il coraggio di proteggere e di denunciare la situazione femminile in Afghanistan
Shamsia Hassani la prima grafica e street artist femminile afgana
In Afghanistan il ritorno del regime dei talebani ha condannato le donne alla negazione di ogni diritto: è vietato lavorare, andare a scuola, viaggiare da sole, praticare qualsiasi attività sportiva, essere visitati da medici maschi, frequentare parchi e bagni pubblici, usare cosmetici, portare i tacchi alti e intrattenersi con uomini non parenti stretti.
Inoltre è vietato farsi fotografare, guardare la televisione, ascoltare la musica, uscire di casa da sole.
E’ ritornato l’obbligo di indossare il burqa, le donne però non accettano questa situazione, si spogliano degli hijab, danno fuoco ai veli e si tagliano i capelli.
Il dissenso ha un’altra arma: quella dell’arte di Shamsia Hassani, prima street artist femminile afghana…
La ragazza, il cui nome significa sole, è nata nell’aprile 1988 in Iran a Teheran, dove i suoi genitori erano fuggiti a causa della guerra civile talebana.
Fin dai primi anni di vita mostra una forte inclinazione nel disegno artistico e nella pittura, ma in Iran non le viene concesso di studiare l’arte perché è una materia proibita per gli studenti afghani.
Rientra nel 2005 nel suo paese e nello stesso anno si laurea a Kabul in Arte Visuale, per poi diventarne docente proprio presso questa università. Shamsia inizia a dedicarsi alla street art nel 2010, dopo aver partecipato nella sua città ad un corso organizzato da Combat Communications da uno street artist del Regno Unito di nome CHU.
Dopo quel workshop, Shamsia continuerà ad utilizzare questa tecnica perché ritiene che questa forma può far conoscere l’arte alle persone che non possono visitare i musei o gallerie, e soprattutto può rappresentare un mezzo per denunciare la guerra e le condizioni disumane del mondo femminile.
Ritiene inoltre che questa forma d’arte sia in grado di lanciare messaggi più immediati e chiari rispetto alla parola.
I suoi lavori sui muri di Kabul sono molto stilizzati e semplici. L’artista disegna donne diverse, combattenti, ragazze perse nei sogni, ragazze afflitte dalla paura, tutte in una società dominata dagli uomini.
Le sue donne sono forti, ambiziose, hanno grande forza di volontà; sono disegnate con occhi bassi perché sono coscienti che devono lavorare ancora molto per ottenere qualche diritto e hanno occhi chiusi perché credono che, purtroppo, non ci sia niente di buono da vedere, così preferiscono ignorare la realtà che le ci circonda per non provare dolore.
Sono raffigurate senza bocca ma portano con sé uno strumento musicale che, nonostante sia deformato, conferisce loro il potere di parlare e di cantare.
Nelle sue opere appare spesso il fiore di tarassaco (dente di leone) perché è il simbolo dei sogni e delle speranze delle ragazze di Kabul.
Quando dipinge con lo spray è accusata di peccato ed è circondata dal disprezzo, non per l’opera stessa, ma per il fatto che sia proprio una donna ad eseguirla.
In questi anni la sua arte ha raggiunto diversi paesi tra cui India, Iran, Germania, Stati Uniti d’America, Svizzera, Vietnam, Norvegia, Danimarca, Turchia, Italia e Canada.
Nel 2014 Shamsia è stata nominata dalla rivista “Foreign Policy” una dei 100 “Leading Global Thinkers”, classifica dei pensatori che, con il loro contributo, riescono a tradurre in azioni le loro idee.
La pittrice è molto attiva sui social dove pubblica le immagini delle proprie opere. L’ultima è quella del 18 agosto 2022 e si intitola “death to darkness”: rappresenta una ragazza di fronte a un uomo armato che lascia cadere il vaso con il fiore di tarassaco.
Nonostante la sua disperazione, il vaso rimane intatto quindi la speranza non è morta e il fiore è salvo.
Da quel giorno, però, Shamsia ha dovuto lasciare definitivamente il suo Paese, rassicurando i suoi followers di essere al sicuro e ringraziando tutti per il sostegno offerto.
Speriamo che presto riesca a tornare nel suo amato paese per continuare a dipingere le sue opere, ma soprattutto per rassicurare altre donne, mostrando loro che è con il coraggio che si affrontano le sfide. Rebecca Testa 5AE