L’evento di cui si è parlato maggiormente in questo mese è indubbiamente il conflitto Israelo-Palestinese, che coinvolge lo stato di Israele e l’ Autorità Nazionale Palestinese, ma anche le altre nazioni presenti in Medio Oriente e, che in generale, ha un impatto globale. Oltre al ruolo delle due nazioni protagoniste è secondo me importante posare lo sguardo anche su un’altra nazione. Essa è stata fondamentale per la costituzione dell’assetto presente oggi in Medio Oriente, oltre al fatto che la sua influenza è notevole in questo conflitto: gli Stati Uniti. Inizia il tutto in tempi relativamente recenti, nel 1991, quando termina la Guerra del Golfo, nella quale gli Stati Uniti, a capo di una coalizione di 35 stati, combattono contro l’Iraq. Al seguito di essa viene indetta dagli USA, che sono ormai a capo della regione, la conferenza di Madrid a cui partecipano anche i rappresentanti di Libano, Siria, Egitto e Israele. In questa conferenza però manca l’Iran, che quindi decide di considerare la vicinanza a gruppi palestinesi che precedentemente aveva ignorato, ad esempio Hamas. Questa soluzione, scelta dall’Iran, é servita per dimostrare agli Stati Uniti che la nazione avrebbe potuto creare loro un problema, se proprio loro non avessero preso in considerazione gli interessi dell’Iran stesso. Successivamente accade un altro evento importante, a seguito dell’attacco terroristico del 2001, quando nel 2003 gli Stati Uniti invadono l’Iraq. Nonostante l’Iraq avesse appoggiato la Palestina diverse volte, questa invasione non è in realtà legata al conflitto Israelo-Palestinese, ma ha come scopo quello di ricordare il potere statunitense e di sferrare un colpo al terrorismo in generale. Questa ingente perdita di potere dell’Iraq porta invece a un rafforzamento dell’Iran, che nel frattempo si è anche interessato alle armi nucleari, ricevendo parecchie sanzioni sia dagli USA che dalle Nazioni Unite. Nel 2018 poi il presidente statunitense Trump, sotto richiesta di Israele, decide l’uscita degli Stati Uniti dal JCPOA, ovvero l’accordo sul nucleare Iraniano, riprendendo così a sanzionare economicamente l’Iran, avendo come reale scopo il ritiro del paese dalla Siria. Questa decisione però non viene approvata dagli altri Paesi che hanno firmato il trattato, perché l’Iran non aveva mai violato l’accordo. In seguito a questo fatto l’Iran riprende la sua politica di espansione del programma nucleare. Inoltre, sempre nel 2017, Trump e il senato statunitense approvano il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo in questo modo la città come capitale di Israele. Con gli Accordi di Abramo, che normalizzano le relazioni tra Israele e Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Sudan e Marocco in realtà non si sono avuti grandi sviluppi riguardo al conflitto Israelo-Palestinese, dato che nessuno di questi stati era ostile o in grado di danneggiare Israele. Sotto l’amministrazione Biden gli USA hanno convinto anche l’Arabia Saudita a normalizzare le relazioni con Israele, in cambio però di una garanzia di sicurezza per il paese da parte degli Stati Uniti. In realtà questa decisione non è stata fatta per avvicinarsi al termine del conflitto Israelo-Palestinese, ma quanto più per evitare che l’Arabia Saudita si avvicinasse alla Cina. Dopo aver riportato solo alcuni degli eventi che hanno visto come protagonisti il Medio Oriente e gli USA, possiamo quindi dire che oltre agli stati direttamente coinvolti nel conflitto, ce ne sono anche altri interessati, che magari agiscono dietro le quinte dell’esposizione mediatica, ma che forse manovrano direttamente i fili della guerra.
Matilde Volpi 4BC