Vincent Plicchi era un ragazzo di 23 anni bolognese che, non reggendo il vortice d’odio dei social, decise di togliersi la vita in live. Il ragazzo viene descritto come una persona sensibile e dall’animo buono; una sua grande passione erano i “cosplay”, dei costumi di personaggi di videogiochi, anime, serie tv e così via. Vincent era conosciuto su TikTok come Inquisitor e per il suo cosplay di “Ghost”, un personaggio del videogioco “Call of Duty”. Martedì 10 ottobre Vincent avviò la live, che segnò la fine della sua vita. Quando gli spettatori capirono che piega stava prendendo il video, subito allertarono i carabinieri. Il giovane disse addio ai suoi fan ed uscì dall’inquadratura, togliendosi la vita. Il padre, che era stato allertato da qualche spettatore che lo conosceva, si era subito precipitato a casa. Nella live si sentirono i vetri che venivano sfondati e le urla del padre che vide suo figlio. Secondo la versione più accreditata, il motivo del suo gesto sarebbe legato ad un’accusa di pedofilia da parte di una ragazza di 17 anni e del suo fidanzato, che insieme avrebbero condiviso degli screenshot, alcuni modificati, per indirizzare odio verso il povero Vincent. La notizia si diffuse molto velocemente sui social, il ragazzo venne ricoperto di insulti legati a delle accuse infondate. “Era il mio angelo ed è stato ucciso da persone false che vivono solo su e per TikTok” sono le parole pronunciate dal padre di Vincent durante il funerale. Questo è il risultato delle parole che vengono scritte digitando i pollici su uno schermo, comodamente da casa. La cosa peggiore è che le persone non arriveranno mai a capire che il problema alla base di tutto ciò è l’odio che viene diffuso senza una ragione valida: l’uomo ha un problema con l’odio, che va curato prima che faccia altre vittime.
Basilico Michelle.