Nel 2022 le sale di tutti i cinema furono stregate da un Austin Butler magnetico sul grande schermo nei panni di Elvis Presley: grazie alla regia di Baz Luhrmann, la musica e i costumi appariscenti la pellicola si accaparro’ ben 8 nominations agli Oscar dell’anno successivo.
Pochi mesi dopo la prima del film, Sofia Coppola annunciò il suo prossimo progetto, ossia un adattamento cinematografico del libro “Elvis e Io”, la biografia di Priscilla Presley scritta in collaborazione con Sandra Harmon e pubblicata nel 1985. Il progetto, uscito nell’ottobre del 2023, avrebbe visto Cailee Spaeny e Jacob Elordi rispettivamente nei panni di Priscilla ed Elvis. Avrebbe ripercorso la loro storia in una luce molto meno leggendaria e mitica, presentando il punto di vista opposto a quello di Luhrmann: quello di una ragazza – poi donna – che passò la sua esistenza all’ombra dell’uomo più famoso del mondo.
I due si incontrano per la prima volta nel 1959, quando Priscilla Beaulieu ha quattordici anni e vive con la sua famiglia in Germania. Presley, all’epoca ventiquattrenne, ha già iniziato la sua ascesa inarrestabile nel mondo dello spettacolo. È questo uno dei motivi principali, oltre all’età, della riluttanza dei genitori di Priscilla; ci vogliono anni prima che accettano la relazione tra i due e che, dopo innumerevoli suppliche, danno il permesso a Priscilla di trasferirsi a Memphis nella casa del padre di lui, a diciassette anni. Nelle settimane successive inizia le sue visite a Graceland, la villa di Elvis. Si sposano nel 1967 e l’anno dopo nasce la loro prima e unica figlia, Lisa Marie. In quel momento Elvis Presley è all’apice della sua fama e carriera e questo rende il loro matrimonio tutt’altro che semplice. Divorziano ufficialmente nel 1973, solo quattro anni prima della scomparsa del cantante a 42 anni.
Il lungometraggio segue la protagonista dall’innocenza e ingenuità dell’adolescenza, alla consapevolezza e frustrazione di un’età adulta che non le appartiene. Priscilla viene quasi ammaestrata da suo marito per essere dove lui la vuole, quando vuole. Con amore – inutile negarlo – chiudendo un occhio o due, verso i tradimenti e comportamenti abusivi nei suoi confronti. Fu una persona fondamentale nella vita di Elvis Presley, alla quale lui si appoggiò nei momenti di crisi.
Uno dei temi più presenti nella pellicola è quello dell’attesa: sono molte le scene in cui la regista cattura il tempo passato della protagonista semplicemente in passiva attesa del suo amato. Che stia guardando fuori dalla finestra in maniera sognante durante la lezione o girando mestamente per la famigerata Graceland, sola e silenziosa, sembra quasi che Spaeny sullo schermo non faccia altro che attendere. Ma queste scene non rendono assolutamente il film lento o monotono. A queste seguono momenti di alta tensione e di grande passione, insieme a momenti di riflessione e introspezione fondamentali affinché Priscilla e la sua situazione vengano comprese, almeno in piccola parte, dal grande pubblico.
Coppola, nel suo suo solito stile, riesce a provocare grandi emozioni senza usare paroloni o scene epiche: la sua guida permette agli attori di comunicare esattamente quello che deve essere trasmesso. Riprese ravvicinate, musica tetra mista a remix moderni, attimi di silenzio, espressioni facciali sottili… Dopotutto, ad una grande regista non serve molto per creare un prodotto di qualità.
I colori sono tenui, la scenografia curata nei minimi particolari e i costumi rispettano le scelte stilistiche del film, non risultando fuori luogo.
Queste caratteristiche, però, presenti da decenni nella filmografia di Sofia Coppola, non hanno soddisfatto molti: il film è stato descritto come tedioso, senza scene significative e nulla di nuovo da dire. Tra le accuse c’è anche quella di aver esageratamente vittimizzato Priscilla, e al contrario, aver dipinto il Re del Rock n’ Roll in una luce fin troppo problematica.
Anche essendo adattato da una biografia (e avendo Priscilla Presley in persona come produttore esecutivo), forse non è azzardato affermare che la storia sia stata romanzata. O forse si.
Ma alla fine è un film coerente con il resto del lavoro di Coppola e certi temi importanti, abuso e amore dannoso, femminilità, maternità vengono trattati con tatto e rispetto. In fin dei conti, si parla di persone reali.
Kateryna Kichuk, 5BS