Il 15 marzo è la giornata contro i disturbi alimentari, ed è bene parlarne per ricordare tutte le vittime di queste terribili malattie. I disturbi alimentari sono di vario tipo e, senza accorgersene, si può passare anche dall’uno all’altro. Vorrei raccontare la mia storia per aiutare e far sì che  qualcuno abbia la possibilità di immedesimarsi in questi avvenimenti. Tutto iniziò a marzo del duemilaventidue, a causa di alcune battute fuori luogo fatte dalla mia famiglia, che mi portarono giorno per giorno a restringere sempre di più il mio piano alimentare. In estate la situazione sembrava non presentarsi, ma con l’inizio dell’anno scolastico le cose peggiorarono terribilmente… la mia giornata tipo era davvero spaventosa: mi alzavo, saltavo la colazione e non mangiavo nulla fino alle quindici, dove mi concedevo dei cracker con la maionese o del petto di tacchino. Il pomeriggio lo passavo a fare attività fisica o a piangere, così come tutto il resto della giornata. Dopo cena non riuscivo a stare seduta, dovevo per forza fare esercizio per non sentirmi in colpa e poi tornavo a piangere. La situazione si aggravò terribilmente dopo che iniziarono le abbuffate poiché smisi del tutto di vivere una vita normale; non studiavo più, non uscivo, non volevo più andare a scuola e avevo paura di tutto. Con il passare del tempo al disturbo alimentare si aggiunsero anche la depressione, l’ansia e l’autolesionismo che mi portarono a compiere gesti estremi perché volevo mettere fine a tutte le mie sofferenze. Dopo quel giorno ho smesso di andare a scuola per qualche mese per prendermi cura di me e per cambiare finalmente scuola; ho conosciuto persone stupende che, come me, lottavano contro questi mostri e, ancora adesso nei momenti di difficoltà, ci sosteniamo a vicenda nonostante la distanza visto che sono tutti di zone diverse d’Italia. Dopo quel giorno, iniziai ad andare dallo psichiatra e dalla nutrizionista, due figure per me fondamentali, che non solo mi hanno aiutato a stare meglio, ma sono diventati davvero due punti di riferimento e due grandi amici. Non è stato facile e non lo è tutt’ora, ma almeno adesso riesco a mangiare un piatto di pasta senza sentirmi in colpa e, soprattutto quando sto male, non salto i pasti o vado in bagno a farmi del male, ma ne parlo con qualcuno e cerco di vedere sempre il lato positivo. In camera ho ancora un quaderno dove sono segnate frasi, pensieri, calorie,ecc. che ogni volta mi fanno venire la pelle d’oca; ecco perchè per ora non riesco a vederlo, mi spaventa, è una ferita ancora aperta che sto cercando di curare per quanto possibile. Io, a differenza di molte altre persone, non sono mai stata ricoverata in clinica o in ospedale, ma questo non vuol dire che non ne ho mai sofferto. Ancora adesso sono sottopeso, prendo moltissime medicine e ho preso altrettanti integratori. Anche una persona che non è sottopeso, però,  può soffrire di queste malattie perché non è la salute fisica a definire quanto la persona è malata, ma la salute mentale. Ogni giorno muoiono un sacco di persone per via di queste malattie e, nonostante questo, lo stato non fa nulla per cambiare le cose, se non addirittura togliere fondi agli ospedali. Anche noi siamo umani e questo fatto ci fa soffrire più della nostra malattia, perchè ci fa sentire sbagliati.. io sono stata fortunata perchè ho avuto il sostegno adeguato, ma non tutti ne hanno l’opportunità. Ecco perché bisognerebbe agire per cambiare le cose e aiutare sempre chi è in difficoltà. Io sono sulla giusta strada per guarire, ho fatto tante cose stupide, che hanno portato i miei genitori a non fidarsi in parte di me, ma ora ho capito che io voglio vivere questa vita appieno perché la piccola me se lo merita più di chiunque altro, quindi niente più cavolate, ora è il momento di rinascere. Se avete difficoltà chiedete sempre aiuto perché a volte anche un amico può aiutarvi a tornare a sorridere. Vorrei ringraziare tutte le persone che mi sono state vicino in questo momento difficile e anche coloro che hanno visto nascere la nuova me, vi voglio bene.

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Alessia Pizzetti 3BC

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