Sperai veramente tanto di essermi sbagliata, lo feci fino a quando la mia mano non sfiorò la spalla destra di quella donna, costringendola a voltarsi: pochi istanti dopo la sua testa tornò al suo posto ed ella assunse una posizione eretta.
«Prego?» esordì.
Con mio grande sollievo, non era Sybil, ma le somigliava molto e il vestito che indossava era letteralmente identico al suo.
«Perdonami… mi ricordi molto una persona» mi giustificai.
Improvvisamente spalancò le braccia verso l’alto e sfoggiò un sorriso catartico che le illuminò il viso e, in particolare, gli occhi celesti, tendenti al verde chiaro verso l’interno: «Ti riferisci a Sybill! La conosci? Come sta?»
Ezra si trovava alla mia sinistra. Con la coda dell’occhio lo vidi serrare le palpebre: «Io so chi sei. Sulla parete del retrobottega di Sybill è appeso un tuo ritratto»
La donna cominciò a piangere, seppure continuando a sorridere: «Davvero? La mia Sybill l’ha tenuto?» e avvicinò le mani alle labbra, chiudendole in un pugno e incrociando le dita.
«Sì!» dissi con particolare enfasi e sorridendo allo stesso modo «Sai, è grazie a lei che sono qui. Sei sua madre?»
Scosse la testa: «Magari lo fossi cara! Sono sua zia, ma entrambe ci consideriamo sorelle. Voleva sempre assistere alle mie sedute, le insegnai l’arte della divinazione quando aveva appena sei anni… quanto mi manca. Le ho lasciato in eredità tutti i miei strumenti, il mio ritratto e questo vestito» e ne prese l’orlo con pollice e indice di entrambe le mani, per potersi inchinare.
«Immaginavo, quando l’ho conosciuta lo indossava» le dissi.
Lei si limitò a volteggiare, senza aggiungere altro: era chiaro che il nostro incontro l’aveva resa felice.
«Ma dimmi cara, perché tu sei qui?» mi chiese dopo essersi fermata all’improvviso ed essere diventata spaventosamente seria «Cielo, sei un demone! Manca poco ormai al Grande Concilio!»
«Il Grande Concilio? La riunione ha anche un nome?» domandò Ezra.
«Naturale! Cara dovresti incamminarti, non c’è tempo da perdere!»
«A dire il vero mi piacerebbe far visita ai consiglieri fraudolenti prima» dichiarai «mi ha sempre affascinato il ventiseiesimo canto dantesco. Amo la storia di Ulisse e Diomede»
Prese le mie mani e le avvolse nelle sue: «Non c’è tempo! Devi ancora oltrepassare il pozzo dei giganti, non puoi permetterti di aspettare ancora! Verrà deciso il destino dell’intero Oltretomba e di tutti i suoi abitanti»
«Me ne rendo conto, ma non credevo mancasse così poco…»
Guardai verso l’alto e mi accorsi che effettivamente uno sciame di demoni alati si stava dirigendo il più velocemente possibile nella direzione opposta a quella da cui provenivo.
«Prima di andare, posso chiederti come sei morta?»
E tornò a sorridere: «Una notte mi dedicai alla negromanzia per riuscire a contattare mia nonna, che aveva il mio stesso dono. Durante la seduta mi chiusi a chiave nello scantinato, ma finii per interagire con spiriti maligni e grotteschi che si impossessarono del mio corpo, torturandolo, sventrandolo, martoriandolo. Mi privarono della mia persona e della presenza e non riuscii a porne argine. Prima ancora che potessi tentare di urlare ero già morta e mi trovavo alle porte dell’Inferno: non servì neanche che me lo spiegassero, sapevo già quale sarebbe stata la mia pena. L’ho sempre saputo. Solo Dio può vedere il futuro, ho messo in discussione il suo potere» e si mise a ridere istericamente «e non me ne pento neanche un po’»
Repentinamente il suo viso si rivoltò all’indietro e la donna, che pochi minuti prima avevo chiamato “Sybill”, riprese a camminare sui talloni.
La zia di Sybill mi aveva dato un’altra prova del fatto che in pochi all’Inferno meritano davvero la dannazione ricevuta: il suo unico desiderio era quello di ritrovare sua nonna, parlarle di nuovo e vederla di nuovo, ma purtroppo non si realizzò e un errore magari infinitesimale causò addirittura la sua morte. E perché è stata punita? Perché ha osato porsi al livello di Dio, ciò la rende un’eretica, una provocatrice, una peccatrice… ma c’è davvero qualcosa di sbagliato nel voler rivedere un proprio caro defunto e ricorrere anche al più estremo dei modi pur di riuscirci? C’è qualcosa di sbagliato nel voler prevedere il proprio futuro per evitare di commettere determinati errori e aiutare gli altri a fare lo stesso? Oppure è semplicemente umano, certamente in alcuni casi le intenzioni, per quanto buone possano essere, non producono degli effetti positivi sulla realtà, ma perché mai condannare una persona per aver scelto di osare?
Io ed Ezra stavamo girovagando per le bolge restanti, per qualche secondo fui più che convinta di voler seguire tutti quei demoni che stavano sorvolando l’ottavo cerchio, ma dopo aver oltrepassato barattieri, ipocriti e ladri, il mio corpo si paralizzò.
«Cosa succede?» chiese Ezra.
«Sono i consiglieri fraudolenti» risposi indicando le fiamme davanti a noi.
I consiglieri fraudolenti sono coloro che hanno sfruttato il loro potere persuasivo, la loro abilità retorica e l’inganno per ottenere ciò che volevano: avendo, in vita, usufruito della lingua per convincere, sono ora avvolti in lingue di fuoco.
«Sicura di non voler proseguire?» Annuii: «Sicurissima»
Camminando tra quelle enormi scintille di peccato, in cerca di qualcuno che mi raccontasse la sua storia, distinsi numerose lingue, nessuna delle quali ardeva in coppia, come descritto da Dante nel canto di Ulisse e Diomede. Da tutte queste provenivano delle voci, intente a lamentarsi e ad autocommiserarsi, ma una in particolare attirò la mia attenzione: era un vocio molto familiare, che probabilmente avevo sentito in TV a giudicare dal timbro, il quale non mi riportava chiaramente a una persona con cui avevo dialogato in passato.
«Chi sei?» chiesi a quella voce appropinquandomi lentamente alla sua fiamma.
«Un artista, un critico in decadimento»
«Perché dici così?» insistetti.
Percepii un leggere sbuffo: «Perché fui manager di un cantante che fece scalpore e adesso sono condannato a vivere in quest’orrido posto»
«E cos’hai fatto per trovarti qui?»
Ci fu qualche minuto di silenzio: «L’ho manipolato per far sì che arrivasse in cima alle classifiche, per fare in modo che avesse così tanto successo… l’ho incoraggiato ad assumere droghe e a isolarsi dal mondo esterno, chiudendolo in una bolla, imprigionandolo e confinandolo là dentro. Mi importava solo del successo e dei soldi e lui era il mezzo per ottenerli, accecato talmente tanto dal desiderio di fama lo indussi con l’inganno alla convinzione che qualsiasi consiglio gli avessi mai dato sarebbe stata la cosa migliore. È chiaro che non sono stato ricompensato per questo»
Quell’uomo poteva essere molte persone: non è stato e non sarà l’unico ad appropriarsi di una persona e della sua identità per fini personali. Molto spesso la fama annebbia la vista, portando l’uomo a compiere azioni disumane e a smarrire la ragione pur di raggiungere un obiettivo divenuto ormai ossessione, ed esistono persone talmente deboli e fragili da essere disposte a farsi manipolare non avendo nulla a cui aggrapparsi. Il più delle volte, queste persone raggiungono l’apice del successo perché sono controllate da qualcuno che le sprona ad andare avanti, poiché se l’uomo fosse posto nelle condizioni di poter scegliere, senza dubbio si rifiuterebbe di rinunciare a sé stesso.
La mia avventura nell’ottavo cerchio era ormai giunta al termine ed ero più che pronta per il Grande Concilio: lì si sarebbe deciso se entrare in guerra o meno e indipendentemente da quella che sarebbe stata la scelta finale ero disposta sia a combattere che a perdonare.
Non sapevo ancora che nel giro di poche ore avrei scelto di combattere a prescindere.
«Hai paura?» mi chiese Ezra.
«No» risposi «spero soltanto che Anteo ci conduca nel nono cerchio»
Eravamo giunti alla fine delle Malebolge e avremmo dovuto attraversare il pozzo dei giganti: essi sono intrappolati all’interno di un enorme pozzo che funge da ingresso per il nono cerchio. Al nostro arrivo, udimmo l’assordante suono di un corno ed entrambi sapevamo chi l’avesse causato.
Nell’Inferno dantesco, era stato il gigante Anteo a scortare Dante e Virgilio e fece la stessa cosa con noi: lo riconobbi immediatamente, poiché era l’unico in grado di parlare, gli chiesi di aiutarci a raggiungere il cerchio successivo ed egli non esitò a ottemperare alle mia richiesta.
Dopo averlo ringraziato, perlustrammo le tre zone, ospitanti i traditori dei parenti, i traditori della patria, i traditori degli ospiti e i traditori dei benefattori, ma senza fermarci a parlare con nessuno, poiché mandrie di demoni accorrevano frettolosamente.
Finalmente in lontananza cominciammo a notare una folla, sia con i piedi per terra che in volo, perciò comprendemmo di essere arrivati.
Presi a spintoni tutte quelle creature che mi avevano preceduta e quando arrivai in prima fila mi accorsi che erano tutte radunate attorno a Lucifero, la cui testa centrale era intenta a masticare Giuda, mentre le teste laterali stavano masticando Bruto e Cassio. Sgorgava bava dalle sue tre bocche: la scena risultò talmente macabra e disgustosa che un conato di vomito mi assalì. La visione di quel cane, un tempo creatura alata come tutti i presenti, mi suscitò ribrezzo.
Improvvisamente quella figura contorta si sciolse completamente in un liquido grigio e verdastro, che attraversò il terriccio e fluì tra i demoni come l’Acheronte e il Flegetonte per poi andare a ricomporsi dalla parte opposta rispetto a quella in cui mi trovavo: quel liquido olivastro, marmoreo e denso si fuse in una creatura demoniaca dall’aspetto contorto. I folti capelli neri come una notte in tempesta danzavano sulle sue spalle larghe, mossi dal vento; gli occhi erano neri nella parte più esterna, mentre verso le pupille si schiarivano in un rosso sangue; le ali erano oscure e tappezzate da chiazze marroni, sporche e da piume fiammeggianti; il suo busto era completamente scoperto, solo uno straccio ornava il suo gelido corpo, limitandosi a celare le parti basse; e i suoi denti, color della cenere, erano delle affilate zanne mostruose. Lucifero nel suo aspetto demoniaco incuteva terrore, ma oltre ad essere nato per spaventare e inorridire pareva che lo fosse anche per attrarre, tentare. Del resto, l’Inferno è un luogo spaventoso, ma allo stesso tempo la dimora di coloro che si sono lasciati tentare.
Lucifero sollevò i piedi dal suolo è girò su sé stesso due volte, si fermò soltanto dopo essersi assicurato che tutti i demoni presenti sarebbero riusciti a vederlo: «Sapete tutti quanti perché siamo qui oggi»
«Per l’Angelo della Morte!» urlarono tutti all’unisono.
«Esattamente, per l’Angelo della Morte, colui che minaccia il nostro regno e le nostre anime. Se egli non verrà trovato prima che capisca come ritrasformarsi in angelo demoniaco dalla forma umana assunta per copertura, distruggerà il nostro mondo oppure potrebbe anche appropriarsene. Il suo potere va oltre il mio e quello di Dio, è una combinazione tra i due e ciò lo rende invincibile, motivo per cui angeli e demoni si sono coalizzati per la prima volta. Dobbiamo essere tutti per avere anche solo una minima possibilità di annientarlo»
«Deve essere ucciso!» urlò Asmodai, che si trovava a pochi passi da me.
«Sì, deve essere ucciso…» confermò Lucifero «Ebbene, non temete, lo troveremo. Pochi giorni fa sono stati interrogati e uccisi l’angelo e il demone che hanno generato la creatura e ci hanno fornito delle informazioni molto preziose. Sappiamo il suo nome»
Tutti demoni e semidemoni restarono immobili col fiato sospeso, bramavano da tempo di conoscere quel fatidico nome.
«Dunque, ciascuno di voi dopo la fine del Grande Concilio è libero di andarlo a cercare sulla Terra. Una volta trovato sarete tenuti a informarmi. Ricordate che l’Angelo della Morte si finge umano, motivo per cui sarà irriconoscibile a prima vista, potrete solo fiutare la sua essenza infernale e paradisiaca. Diverse religioni ormai da tempo parlano di lui, di un suo possibile intervento su questo mondo e solo ora è stata confermata l’attendibilità di queste culture. Egli porta il nome di Azrael, ma per alcuni è anche conosciuto come Ezra»
Completamente pallida mi voltai di scatto e puntualmente mi accorsi che Ezra non c’era più.
Angelica Alfieri, 3^CS Copertina a cura di Asia Balpasso, 3^BS