Negli ultimi anni, il tema della sostenibilità alimentare è diventato sempre più rilevante, e la ricerca di soluzioni per affrontare la crescente scarsità di risorse è al centro di numerosi dibattiti. Tra le varie proposte innovative, una si distingue per il suo potenziale rivoluzionario ma anche per la sua capacità di suscitare forti reazioni e dibattiti: l’introduzione degli insetti nella nostra alimentazione.
Su questo argomento si è espresso recentemente Pasquale Raicaldo in un articolo pubblicato su <<La Repubblica>> il 12 gennaio 2023, proponendo una riflessione audace per il pubblico italiano: gli insetti, secondo lui, non solo rappresentano una risposta concreta alla crisi alimentare globale, ma sono anche una risorsa nutritiva e sostenibile che potremmo considerare per il nostro futuro. In altre parti del mondo, gli insetti sono già una realtà consolidata sulle tavole; eppure, in Italia e in Europa, l’idea è spesso accolta con molto scetticismo.
Nell’articolo Raicaldo presenta dati scientifici e pratici per sostenere questa prospettiva. Gli insetti, che costituiscono circa l’80% delle specie animali sulla Terra, sono un concentrato di proteine, vitamine, minerali essenziali come il ferro e omega-3, tutti elementi vitali per una dieta sana.
Come spiega l’autore, a parità di peso i grilli contengono più del doppio delle proteine della carne di manzo, cinque volte più magnesio e tre volte più ferro. E questi dati evidenziano solo una parte dei benefici: allevare insetti, infatti, richiede molte meno risorse rispetto agli allevamenti tradizionali, offrendo una soluzione ambientalmente sostenibile.
Dopo aver riflettuto su questi dati, mi trovo in pieno accordo con Raicaldo. L’allevamento degli insetti rappresenta un’opzione molto più sostenibile rispetto agli allevamenti tradizionali, poiché il loro impatto ambientale è notevolmente ridotto. Per produrre un chilogrammo di carne bovina, infatti, sono necessari circa 15.000 litri d’acqua, mentre l’allevamento degli insetti richiede una quantità d’acqua decisamente inferiore. Anche in termini di spazio, gli insetti occupano volumi minimi, permettendo di ottimizzare la gestione degli allevamenti. Pensiamo a quante gabbie contenenti vermi, grilli o cavallette potrebbero essere collocate nello stesso spazio richiesto da un allevamento di bovini o ovini.
Inoltre, l’uomo spreca un’enorme quantità di cibo, la quale potrebbe essere riutilizzata efficacemente per alimentare gli insetti. In questo modo si contribuirebbe a una gestione più sostenibile dei rifiuti, riducendo lo spreco alimentare e recuperando parte del cibo che altrimenti sarebbe andato perso.
In alcune culture, specialmente in Asia, grilli e cavallette fanno già parte della cucina tradizionale, e mi domando perché questo non accada anche da noi. Molte persone, a mio avviso, rifiutano l’idea di consumare insetti principalmente a causa di tabù alimentari o perché essi non hanno mai fatto parte della nostra dieta. Questo pregiudizio, però, ci limita nella possibilità di esplorare nuove fonti nutritive.
Considerando la crescita della popolazione mondiale e la scarsità crescente di risorse alimentari, ribadisco la mia opinione in linea con l’autore dell’articolo: gli insetti rappresentano una soluzione alimentare sostenibile e potrebbero davvero diventare il cibo del futuro.
Riccardo Magnani e Alice Vergani 4AS