Lo scorso 9 novembre ricorrevano 33 anni dalla caduta del muro di Berlino.
Quando si parla del muro di Berlino sui libri di scuola, sui giornali o nei TG, viene sempre proposta un’immagine, quella che poi divenne uno dei simboli degli anni ‘90. Quell’immagine, senza un titolo o un paragrafo, oggettivamente raffigura una lastra di muro circondata da delle persone impazienti e armate di apparecchiature di bassa qualità, che immortalano un pezzo di muro che sta per essere abbattuto definitivamente.
In verità fu proprio così quel 9 novembre del 1989, quando giovani e anziani, il popolo della Germania Orientale (DDR), scavalcò quel muro macchiato di sangue che, dopo 28 anni a osservare la vita di 2 città, 2 stati, 2 modi di pensare, si stava improvvisamente disintegrando, esattamente come quando venne costruito.
Quel 9 novembre, a Berlino Est la SED (il partito Socialista Unitario, primo e unico partito dello stato socialista) organizzò una conferenza stampa straordinaria per la regolamentazione delle nuove misure per i viaggi all’estero. Un funzionario di nome Schabowski disse che ogni cittadino orientale avrebbe potuto da subito oltrepassare il confine solo con la sua carta d’identità, senza il bisogno del passaporto (rilasciato solo ai generali della STASI, la polizia segreta). Schabowski in realtà aveva sbagliato, non aveva un’idea precisa e così “azzardò”; non avrebbe mai immaginato che il popolo orientale si recasse in massa verso le frontiere dello stato, e che soprattutto sarebbe riuscito a passare con l’OK delle guardie.
Per capire meglio, però, cosa fu in realtà “Il Muro”, occorre fare un salto indietro di 50 anni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta dell’Asse, i vincitori della guerra, Americani e Russi, divisero il mondo in due parti, ognuna sotto la propria influenza. In Europa venne eretta la cortina di ferro, cioè un confine fortificato tra le due sfere di influenza. Le due potenze vincitrici, sebbene fossero state alleate in guerra, non avevano niente in comune se non aver sconfitto il Nazismo, che, sempre in guerra, aveva sottomesso l’Europa nel giro di pochissimi anni. Il periodo che va dal dopoguerra agli anni ‘80 verrà chiamato “Guerra Fredda”, in cui Stati Uniti e Unione Sovietica ridurranno all’osso i rapporti diplomatici: entrambi ambivano ad occupare la metà di mondo rimanente. Non si arriverà mai ad un conflitto diretto fra le due potenze, ma le tensioni rimasero alte per molti anni. Quando l’Unione Sovietica nel 1957 lanciò il primo satellite in orbita terrestre, gli Americani, impauriti che i Sovietici potessero in qualche modo monitorare i cittadini nemici, cercarono di stare dietro all’avanguardia scientifica nemica e anche di superarla. Questo fenomeno prende il nome di deterrenza.
La Germania come la conosciamo oggi era allora divisa in due repubbliche: una a stampo capitalista e alleata degli USA (Germania Ovest), e una socialista e alleata dell’URSS (Germania Est o DDR). Viene divisa anche Berlino, una parte apparteneva alla Germania Ovest e formava un’isola all’ interno della Germania Est. La restante parte divenne Berlino est, la capitale della nuova Germania Socialista. Lo scopo di questa divisione era evitare una nuova ascesa del Nazismo.
Nei primi anni del dopoguerra, era possibile attraversare la frontiera e più di 200.000 cittadini dell’Est emigrarono a Ovest in cerca di condizioni di vita migliori. Dopo circa 15 anni, l’Unione Sovietica ordinò la costruzione di un muro fortificato per fermare il flusso di persone fra due stati, e nel 1961 venne eretto il muro.
In 28 anni, solo 2000 persone riuscirono ad emigrare da est a ovest per motivi lavorativi, o semplicemente per ricongiungersi con i propri cari; 140, però, furono le persone morte fucilate, sbranate dai cani da guardia, o incastrate fra i fili spinati.
In questi anni le 2 Germanie si distaccarono sempre di più:
- La Germania Ovest divenne la terza economia mondiale, aderendo alla NATO e alla Comunità Europea.
- La Germania Est divenne un paese economicamente importante per il blocco orientale, ma non per le graduatorie mondiali: dopo gli anni 80 venne avviata una nuova politica dello stato per il riavvicinamento verso il blocco occidentale, soprattutto con l’altra Germania che, però, rifiutò ogni tipo di trattativa con Berlino est. Questa politica non riscosse molto successo, la DDR si avvicinò solo all’Italia, che ormai da diversi anni fungeva da stato intermediario (nonostante membro NATO) fra est e ovest.
Prima della caduta del muro, furono pochi i piani concreti per una riunificazione di una Germania demilitarizzata e neutrale, per il semplice fatto che, quando l’Unione Sovietica negli anni ‘50 propose agli Stati Uniti l’unità di una Germania neutrale, questi ultimi rifiutarono l’offerta. Stessa cosa successe quando i sovietici rifiutarono l’idea statunitense di uno stato unito, ma all’interno della NATO.
Dopo la caduta del muro, si avviò un processo per la Riunificazione dei due stati; tuttavia, la Germania socialista, trovandosi in un mondo guidato dal capitalismo e dal libero mercato, si ritrovò in una nuova crisi, che la portò ben presto a confluire nell’Ovest, con trattati che determinarono la riunificazione tedesca, più simile ad un’annessione da parte dell’est all’ovest.
Andrea Giuseppe Puglisi 1BE