Da sempre il modo di vestire è in grado di trasmettere una piccola parte della nostra personalità: colori vivaci, persona vivace; toni cupi, persona cupa; sfumature miste, persona… mista!
Tuttavia, nessuno si sofferma davvero su ciò che l’outfit ha intenzione di comunicare, cosa che, invece, è stata richiesta a tutti gli studenti del Liceo Legnani il giorno venerdì 23 febbraio per la fashion week: infatti, tra i vari temi proposti vi era “Il mio vestito, il mio messaggio”, rivolto a tutti coloro che vorrebbero provare a parlare con l’aspetto, a comunicare o ad avvertire semplicemente richiamando l’attenzione degli altri sull’abbigliamento.
Un esempio particolarmente caratteristico è quello dei ragazzi presenti nella foto riportata: hanno deciso di vestirsi completamente di nero e di mettersi dello scotch sulla bocca (il quale è stato chiaramente messo solo in vista dello scatto, altrimenti i professori chi li sente) ponendovi davanti l’indice.
Questa tipologia di abbigliamento fornisce certamente vari spunti, riguardanti più ambiti, poiché, seppure incisivo, può essere interpretato in più modi: alcuni di questi possono essere la mancanza di comunicazione diretta e indiretta all’interno della società; la monotonia della vita quotidiana, che porta le persone a essere tutte “uguali” e a non prendere posizione; l’esigenza di apportare dei cambiamenti dal punto di vista sociale e ambientale, poiché determinate lacune stanno senz’altro rendendo l’uomo inconsapevole e ignorante e generano pressoché indifferenza; la mancanza di empatia che i giovani d’oggi dimostrano gli uni nei confronti degli altri, fatto che li conduce a fingere di non vedere…
Qualsiasi messaggio vi possa venire in mente è corretto e consiste proprio in questo la scelta degli studenti, poiché c’è sicuramente una cosa che li accomuna, nonostante la loro diversità: il silenzio.
Al giorno d’oggi l’umanità si comporta come se fosse immersa in una totale afasia. Il mondo è pieno di persone che gridano aiuto e che cercano cambiamenti radicali, ma ognuno è troppo preso dai propri interessi e obiettivi da restare in silenzio, senza alzare un dito, per semplice egoismo, menefreghismo o codardia: la comunicazione è alla base delle relazioni umane e oltre a chi non può sfruttarla c’è anche chi, invece, si rifiuta di farlo, abbandonando le persone a loro stesse, senza conferir loro alcun supporto. Questo silenzio di cui ormai la maggioranza usufruisce fa sì che tutti siano uguali agli occhi di tutti, proprio perché non c’è più dialogo, volontà di confrontarsi e magari di apportare delle migliorie al sistema di valori che sta ormai decadendo, inesorabilmente. Le persone necessitano di uscire da quel guscio in cui si stanno continuando a nascondere, per paura forse o perché si sentono incomprese, ma non possono riuscirci da sole: hanno bisogno di sostegno e di consapevolezza che qualcun altro si sente come loro e ciò può avvenire solo attraverso la parola.
Il silenzio che ci affligge è un prodotto della società moderna e, di conseguenza, può essere ancora abbattuto.
Grazie ai miei amici, presenti nella foto, che hanno deciso di dare il loro contributo, ispirando questo tema.
Angelica Alfieri, 3 CS