“El dia de los muertos”. Probabilmente molti lo conoscono grazie al film “Coco” o per i teschi colorati, credo una delle prime immagini che ci vengono in mente se pensiamo al Messico, oltre ai tacos. Si festeggia il 2 novembre (come in Italia, il giorno dei morti) in Messico e altri Paesi vicini. In questo giorno si celebra la morte, non con tristezza o rimpianto, ma con allegria e, in un certo senso, divertimento. Si ricordano i morti spesso preparando un’ofrenda, un piccolo altare dedicato agli antenati o ai morti che si vogliono ricordare, decorato con fiori (le calendule), cibo, foto, il “papel picado” (una carta velina perforata) e alcune delle cose che amavano di più. Dovrebbe rappresentare un “portale tra la vita e la morte”. Quindi no, el dia de los muertos non è la versione messicana di Halloween, niente dolcetto o scherzetto,“notte buia e tempestosa”e travestimenti o almeno, niente travestimenti per come li intendiamo noi: infatti i costumi ci sono, ma sono tradizionali e non ci si veste, per esempio, come personaggi di film, per intenderci. Si indossano abiti tipici e ci si trucca il viso per rappresentare un teschio colorato. Questo famoso simbolo, che è inevitabile menzionare quando si parla di questa cultura, deriva dalla “Calavera Catrina” (calavera in spagnolo significa teschio). È considerata la personificazione della morte e fa una delle sue prime apparizioni in epoca Azteca: infatti era la loro dea degli inferi e protettrice delle ossa e dei morti. Tuttavia non è qui che si diffonde: la figura della calavera Catrina fa una seconda apparizione intorno al 1910, con un’acquaforte (una tecnica di incisione) del vignettista José Guadalupe Posada e da lì si iniziò a rappresentarla più frequentemente, con sempre più variazioni nei colori o stili, nei tatuaggi, graffiti, gioielli e vestiti. L’artista rappresenta la calavera Catrina anche con degli abiti di quell’epoca che si indossano durante la festa.

Che cosa non potrebbe mai mancare ad una festa? A mio parere il cibo e, i nostri cari messicani, la pensano allo stesso modo. Alcuni dolci tipici sono ad esempio il pan dei morti, (no, non quello milanese anche se sono simili) un pan brioche all’arancia decorato con semi di anice e con ossa e teschi fatti dello stesso impasto. Sono anche famosi i teschi di zucchero e la “mole”, una salsa con tante sfumature di gusto come peperoncino, semi, frutta secca e cioccolato.

In conclusione il giorno dei morti in Messico “sfoggia” tutta la sua fantastica cultura, ma non è necessario prendere un volo di almeno 10 ore se si vuole festeggiare. Infatti anche qui in Italia in alcune città come Roma, Napoli, Bergamo e Milano, organizzano i festeggiamenti di questa celebrazione per le comunità messicane. A questo punto suggerirei di fare un giro a Milano il prossimo 2 novembre e prendere qualche teschio di zucchero per festeggiare una festa tipica di un Paese affascinante dall’altra parte del mondo, anche se un volo per il Messico lo rifiuterebbero in pochi. 

                                                                                                                   Alice Grillo 1CL

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