Il 18 agosto del 1572, a Parigi si celebrò il matrimonio tra Margherita Valois ed Enrico di Borbone, re di Navarra, con lo scopo di riappacificare i continui contrasti tra i cattolici facenti capo ai duchi di Guise e gli Ugonotti, guidati dalla fazione dei Borbone.

La mattina del 22 agosto l’ammiraglio ugonotto Gaspar de Coligny fu colpito da diversi colpi di archibugio, provocanti ferite non mortali, i quali furono sparati molto probabilmente da Charles de Louviers che, a sua volta, era parente di una famiglia che faceva parte a vario titolo della clientela dei Guise. 

Questo porta a ipotizzare la partecipazione o la premeditazione del fallito attentato da parte della fazione dei Guise, ma anche a ritenere Caterina de’Medici e Carlo IX tra i maggiori indiziati.

Successivamente all’attentato, i capi protestanti si decisero a vendicare l’ammiraglio facendosi giustizia da soli, perciò Caterina temette che stessero ordendo un complotto contro la corte.

Carlo IX e Caterina de’Medici, quindi, si trovarono nella condizione di fare una scelta che avrebbe cambiato inevitabilmente il corso degli eventi: stare dalla parte dei Guise o dalla parte di Coligny, e quindi con gli ugonotti.

Nella sera del 23 agosto, Carlo IX, Caterina de’Medici e altri aristocratici, incluso il duca di Guise, si riunirono per accordarsi sull’uccisione di Coligny e dei principali capi militari protestanti.

Il 24 agosto, alle 3.00 del mattino, la campana della chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois cominciò a battere a martello. Era il segnale convenuto in cui il duca di Guise, assieme a una sessantina di cavalieri entrò nell’abitazione di Coligny, il quale precedentemente diede l’ordine ai capi ugonotti di scappare per i tetti.

Mentre Coligny veniva ucciso e buttato dalla finestra, le guardie andarono a giustiziare, casa per casa, i capi protestanti.

Anche nella corte del Louvre tutti i gentiluomini ugonotti, precedentemente ospitati dal sovrano, vennero inseguiti e ammazzati per le stanze lussuosamente affrescate della corte, eccezion fatta per Enrico di Borbone che, per non essere ammazzato, decise di convertirsi al cattolicesimo.

L’uccisione di Coligny e dei capi ugonotti era stata sostanzialmente un intervento eccezionale del potere del sovrano. Quello che accadde, però, successivamente a Parigi sfuggì totalmente di mano alle autorità civiche e al sovrano.

Si trattò di un’esplosione di violenza diffusa, nella quale si intrecciarono intolleranze religiose, vendette politiche e personali.

Ciò che fece, inoltre, insorgere la popolazione cattolica parigina contro gli ugonotti, fu che i gruppi di soldati che percorrevano le strade di Parigi andando ad ammazzare i capi protestanti, gridavano di stare agendo in nome del re, legittimando così il popolo cattolico ad ammazzare gli ugonotti. Inoltre, dopo l’uccisione del capo degli ugonotti Coligny, tra la popolazione parigina girarono false informazioni, per le quali si scatenò la paura nei confronti di una ipotetica vendetta protestante.

Il popolo cattolico di Parigi, dunque, scese nelle strade armato, massacrando senza pietà qualsiasi ugonotto riuscisse a trovare, non risparmiando nemmeno le donne incinte o i bambini, saccheggiando e incendiando le loro case.

In questa notte infernale non si assistette solamente a massacri di ugonotti, ma anche a regolazioni di conti personali e depredazioni nei negozi di gioielleria, cantine o botteghe.

Il re e Caterina de’ Medici assistettero impotenti a ciò a cui avevano dato principio, provando a dare ordini di fermare la strage. Ma ormai era troppo tardi: sarebbe stato, infatti, difficile fermare la furia del popolo.

La notizia dei massacri a Parigi si espanse presto in tutta la Francia. Disordini e uccisioni si sarebbero protratti per i tre mesi successivi, arrivando a contare circa 20.000 morti.

Nel 1598, circa ventisei anni dopo la notte di San Bartolomeo, Enrico IV di Borbone, salito precedentemente al trono cambiando così la dinastia regnante, emanò l’Editto di Nantes, il quale concedeva la libertà di culto degli Ugonotti.

Per concludere, la notte di San Bartolomeo è un chiaro esempio di come anche allora si diffondevano in grandissima rapidità notizie false, come anche un po’ oggi succede con le fake news, alterando così la realtà oggettiva. 

In questo caso l’enorme notizia falsa fu proprio quella in cui il re diede l’ordine al popolo di andare ad ammazzare, in nome della fede cattolica, gli Ugonotti, legittimando così il popolo ad agire.

Manuel Vercellesi, 4 CS

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