“Nell’ombra della casa, sulle rive soleggiate del fiume presso le barche, nell’ombra del bosco di sal, all’ombra del fico crebbe Siddhartha, il bel figlio del brahmano, il giovane falco, insieme all’amico suo, Govinda, anche egli figlio di brahmano.”
Piccola premessa prima di iniziare:il protagonista del libro, Siddharta (o Siddhartha) non è da confondere col fondatore della religione buddista, il quale sarà comunque presente nella storia col nome di “Gotoma”.
Certo, l’intento originale era quello di trovare un libro su di lui o su altri personaggi nati nel 25 dicembre, ma durante la ricerca mi sono ricordata di questo romanzo, di cui avevo letto solo la parte iniziale in un testo di narrativa delle medie e di cui ho sempre rimandato la lettura fino a quest’anno.
Hesse ha usato la stessa biografia di Siddharta per creare il suo personaggio: entrambi decidono di abbandonare la propria casa e i propri affetti per cercare la strada giusta per loro, pur essendo consapevoli di quanto sarà difficoltoso e incerto il cammino.
Perciò, mi sono detta: “Perché no? Vediamo cosa ha da dirci Hesse.”
L’autore non parla molto degli aspetti religiosi o filosofici, o almeno non li tiene in primo piano, ma racconta di un giovane, Siddharta, figlio del brahmano (membro della casta sacerdotale che si occupa della celebrazione dei rituali religiosi), il quale decide di abbandonare la sua casa e tutte le sue sicurezze per iniziare un cammino verso una meta incerta, perdendosi più volte, provando diverse strade e facendo incontri molto importanti, come quello con Gotoma, il Buddha.
A ricoprire un ruolo importante nella vicenda è l’amicizia con Govinda, il quale rimarrà sempre un punto di riferimento per il protagonista.
Il motivo principale per cui ho scelto quest’opera è il fatto che, diversamente da molti altri libri che ho trovato, questo rispecchia più il genere del romanzo formativo che di quello storico: al centro della storia, non ho trovato un uomo che illustra la propria filosofia e le proprie idee ma un ragazzo, che pensa come noi, che ha dei sogni e delle ambizioni, e che ha la stessa curiosità e lo stesso spirito di iniziativa di ogni giovane, a prescindere che sia vissuto nell’India nel VI secolo a.C. o nella società occidentale degli anni 2000.
Ciò non significa che le parti storiche e culturali non siano importanti, anzi: a mio parere, vederli come sfondo di una storia, in cui molti di noi ci riconosciamo, rende -quest’ultima- molto più affascinante di quanto non lo sia già. Possiamo vedere una società che dava la priorità alle cose spirituali, rendendo anche il bere e il mangiare dei bisogni secondari; una società in netto contrasto con la nostra, in cui si pensa solo al consumo e in cui l’uomo pensa solo ad avere e non all’essere.
“La saggezza non è comunicabile. La scienza si può comunicare, ma la saggezza no. Si può trovarla, viverla, si possono fare miracoli con essa e insegnarla non si può.”
Lina Zhao, 4BS