Ma quanto caspita sono lunghi gli album rap? Ascoltarne uno per intero è una fottuta Odissea!…
Sottotitolo random a parte, lo scorso 18 dicembre è uscito Music to be Murdered By: Side B, l’ultima fatica di Eminem: una raccolta di 16 tracce sotto forma di CD bonus che funge da sequel diretto di Music to be Murdered By, l’album rilasciato dal rapper di Detroit nel gennaio 2020.
Seppur non ai livelli del predecessore – chiamiamola “side A” –, anche questa side B ha fin da subito riscosso un buon successo di pubblico; la critica, tuttavia, è stata decisamente più freddina nel recensire questo progetto, considerandolo monotematico e contenente provocazioni sterili e di cattivo gusto. Cos’abbiamo trovato, noi, da dire a riguardo?
La continuity con Music to be Murdered By, innanzitutto, è evidente. Le sonorità sono simili, il produttore è sempre lo storico Dr. Dre (d’altronde, “he’s locked in his basement” dal ‘99), ci sono sei collaborazioni con altri artisti e si riprende il parallelismo con Alfred Hitchcock presents “Music to be Murdered By”, a cui Eminem si era ispirato per creare il suo album. Guarda caso, se nella side A c’erano Alfred (Interlude) e Alfred (Outro), nella B sono aggiunte Alfred (Intro) e Alfred’s Theme. Giustamente.
Anche per quanto concerne il sound, il disco si mantiene sulla stessa lunghezza d’onda della side A, con produzioni di altissima qualità e una certa attenzione a branche dell’hip hop di stampo new school. Nella side A, i brani maggiormente degni di nota sono Godzilla, in collaborazione con il rapper di Chicago Juice Wrld, No Regrets, in collaborazione con Don Toliver, e l’ottima Darkness, nella quale viene campionata la melodia di The Sound of Silence dei Simon and Garfunkel (Eminem confeziona sempre dei piccoli capolavori, quando campiona classici della musica, vedi Sing for the Moment). Fra i featuring della side B, si distingue Black Magic, brano dalle influenze horrorcore prodotto in collaborazione con la cantautrice americana Skylar Grey, che già aveva duettato con Eminem in un brano della side A, Leaving Heaven.
Eppure, alla critica, tutta questa “modernità” non è andata giù. Uno degli esempi più lampanti è certamente la recensione di Rolling Stone: “Eminem spara a salve nel suo ultimo disco” titola l’articolo, con un velo di teatralità. “Era un rapper inclassificabile, fuori dal sistema, una mina vagante. E oggi? Vuole farci credere che stia forzando ancora una volta i limiti del pop. E invece le sue polemiche sono tutte mainstream”.
Sostanzialmente, quello che sembra emergere dalla recensione integrale (e da molteplici articoli simili, in termini di argomentazioni) è che Eminem, con questo disco, avrebbe definitivamente perso credibilità.
Dunque, la domanda sorge spontanea: cosa dovrebbe fare un rapper per essere credibile? Presentare tassativamente elementi “sovversivi” all’interno dei suoi lavori? Andare sempre e comunque “contro corrente”?
Ok, boomer!
Su, su, non prendiamoci in giro: sono anni che il rap è un inquilino fisso all’interno delle classifiche. Non è solo Eminem ad essere diventato mainstream, bensì un’intera famiglia di generi musicali (esclusa qualche corrente di nicchia, but still). Stando alla discografia di Eminem, inoltre, non è che questo cambiamento sia avvenuto da un giorno all’altro: sono passati vent’anni da quando si prendeva gioco di Britney Spears in The Real Slim Shady. Poi, nel 2010, è arrivata Love The Way You Lie, hit da due miliardi di visualizzazioni su YouTube (per ora) che vedeva protagonisti il nostro caro Slim Shady e Rihanna. È da più di un decennio che Eminem ha mollato la presa sul pop, arrivando anche a collaborarci in svariate occasioni e contribuendo lui stesso a far entrare l’hip hop nelle case di tutti.
Certo, qualcuno dovrebbe dirlo anche a Eminem.
Perché se è vero che non c’è bisogno dell’elemento dissing per fare dei bei pezzi rap, i pochi dissing presenti all’interno dei testi di Music to be Murdered By hanno un che di pleonastico e quasi (ma quasi, ehi, non arrabbiatevi) infantile.
Partiamo da Snoop Dogg, reo di aver affermato che avrebbe potuto fare a meno della musica di Eminem. La risposta del rapper di Detroit non si è fatta attendere: in Zeus, brano in collaborazione con White Gold, dice che secondo lui è Snoop ad essere sopravvalutato. Nella stessa traccia, c’è una sorta di frecciatina a 6ix9ine; Eminem si rivolge ad una sua vecchia compagna, la quale aveva affermato che Eminem facesse pena. Quest’ultimo, quindi, non può far altro che ribattere “Dice che faccio schifo, ma ascolta Tekashi [6ix9ine, nda]”. Per non parlare, poi, di quella sciagurata di Billie Eilish, la quale ha commesso il terribile errore (feel the sarcasmo) di dichiarare che Eminem, quando era piccola, le faceva paura. Ed eccolo qui, Slim Shady alla riscossa: “Ma davvero, sto soltanto realizzando il mio desiderio di fare rime/che è molto infantile e sciocco, ma sono realmente così/ faccio venire gli incubi a Billie Eilish” se ne esce in Alfred’s Theme.
Non mancano, però, le scuse ad altri casini combinati in passato: circa un annetto fa, il rapper era stato vittima di un leak che aveva reso pubblica una canzone nella quale si dichiarava “dalla parte di Chris Brown”, ossia l’ex di Rihanna, accusato di maltrattamenti. Sempre in Zeus, quindi, Marshall Mathers decide di rimediare: “E mi scuso con tutto il cuore con Rihanna per quella canzone che è trapelata / Mi dispiace, Ri, non era destinata a causare dolore”.
D’altronde, “Eminem fa l’eterno teenager, ma allo stesso tempo appare sempre più conscio di quando ha passato il limite” sottolinea NME, la cui recensione del disco, se non altro, ha toni decisamente più serafici di quelli di Rolling Stone.
E fanno bene, a NME, a prenderla in questo modo: non c’è più l’Eminem di una volta, e quindi?
In definitiva: Music to be Murdered By – side A e side B – è comunque un buon album. Se il nostro Marshall di fiducia la smettesse di cercare dissing material di qua e di là una volta per tutte, molto probabilmente potrebbe comunque continuare a proporci della buona musica, ecco tutto (ma non è una novità). Ai detrattori la cui unica argomentazione è “Eminem non è più quello di prima!”, à la “non ci sono più le mezze stagioni”, invece, possiamo rispondere con alcuni versi di These Demons, un nuovo brano del diretto interessato: “Voglio il nuovo, ma vecchio Shady/Voglio che tu dica quello che gli altri non dicono/Non esagerare, eh, ma dai di matto/Continuano a cambiare le carte in tavola, no?”.
Il tempo passa, la gente cambia. E mai come nel mondo della musica.
♪ Alice Bagli, 3ªAC
♪ Davide Telazzi, 3ªFL