Che cosa si intende effettivamente con il termine “intelligenza”?
Qualcuno potrebbe rispondere affermando che essere intelligenti significa saper andare oltre le apparenze, cogliere il nocciolo delle questioni; qualcun altro, distinguendo l’intelligenza dall’istruzione, farà notare che un illetterato può essere più intelligente di un laureato, se dimostra capacità di adattamento, prontezza e senso pratico; altri ancora insisteranno sull’importanza della logica e della capacità di risolvere problemi.
Queste sono tutte congetture esatte, come ci insegna Howard Gardner, psicologo statunitense della Harvard School of Education, mediante l’elaborazione della teoria delle intelligenze multiple. Gardner riconosce che non esiste un numero preciso che denoti le molteplicità delle intelligenze umane: lui stesso inizialmente ne aveva individuate solo otto, per poi arrivare ad un totale di venti. Il modello di Gardner, si spinge oltre il concetto standard di Q.I. come singolo fattore immutabile. Egli stesso afferma: “dovremmo passare meno tempo a classificare i bambini e più tempo ad aiutarli a identificare e coltivare le loro competenze e i loro talenti naturali”. Infatti i test per la misurazione del Q.I. utilizzati nelle scuole qualche decennio fa, puntavano a suddividere coloro che avrebbero frequentato un indirizzo tecnico da chi era destinato all’università, sulla base di una limitata concezione di intelligenza.
Il cervello umano è composto da due menti: una razionale ed una emotiva che non sono in opposizione, come è comune credere, ma possono armonizzarsi. Ma andiamo per ordine: che cos’è l’intelligenza emotiva? Questo termine appare per la prima volta nel 1964, in una pubblicazione dei professori Beldoch e Davitz chiamata “La comunicazione del significato emozionale”. L’intelligenza emotiva viene descritta come la capacità di un individuo di riconoscere, distinguere, etichettare e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri, allo scopo di raggiungere determinati obiettivi. L’argomento viene poi abbandonato per anni, a causa dell’avvento delle scienze più avanzate, che sminuivano l’importanza delle emozioni. Antonio Damasio, un famoso neuroscienziato, ha dimostrato, al contrario, la loro vitale importanza nella vita di tutti i giorni. Scopre che una lesione all’amigdala, ossia l’archivio della memoria emozionale, causa una evidentissima incapacità di prendere decisioni, anche estremamente razionali, compromettendo la capacità di valutare il significato emozionale degli eventi (cecità affettiva).
Per chi fosse interessato a questo tipo di materia, consiglio la lettura del celebre libro “Intelligenza Emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici”. Goleman, l’autore del testo, individua quattro fondamentali aspetti di tale intelligenza:
– l’autocontrollo, ossia la capacità di moderare le proprie emozioni
– l’entusiasmo
– l’empatia, cioè la capacità di capire ciò che qualcuno pensa o prova
– l’automotivazione, che consente di essere più produttivi ed efficaci in qualunque ambito ci si applichi.
Questi fattori risultano fondamentali nel raggiungimento della felicità e del successo, spesso più del quoziente intellettivo. Infatti questo tipo di intelligenza, a differenza del Q.I., la possiamo apprendere e perfezionare durante tutto il corso della nostra vita: in famiglia, nei primi anni di vita, a scuola, con opportuni programmi scolastici e con “corsi di alfabetizzazione emozionale” per adulti.
Attraverso l’intelligenza emotiva non stiamo solo definendo come perfezionare il nostro comportamento e lo stare bene con noi stessi, ma stiamo anche sviluppando la capacità di utilizzare le emozioni per cambiare le nostre azioni, suscitando effetti benefici anche all’interno della società. Tutto questo lo possiamo vedere nell’efficacia delle iniziative di protezione dell’ambiente, nella gestione di un periodo di quarantena o nella capacità di fare squadra.
Riconoscere alle emozioni la giusta importanza fa sì che esse siano il colore del mondo; con tutte le loro incredibili sfumature ci permettono di affrontare la vita in modo migliore.
Giorgia Lorenzin I^Ce