“It’s just another manic Monday”. È così che cantano The Bangles nella celebre canzone “Manic Monday”: tra note allegre e un ritornello inconfondibile la band esprime in modo scherzoso il disappunto di dover affrontare il frenetico lunedì mattina, quando si desidererebbe solo che fosse di nuovo domenica. Robert Smith dei The Cure afferma con tono ottimista e allegro “I don’t care if Monday’s blue” nella canzone “Friday I’m in love”. Voi lettori, invece, il lunedì siete ottimisti o svogliati? Se fate parte della categoria “svogliati”, suppongo che abbiate maledetto più di una volta il gracchiante buongiorno della sveglia o la prof che alle 08:11 inizia a spiegare con tono solenne il “De vulgari eloquentia”. In ogni caso non arriverete sicuramente mai al livello di Brenda Spencer.
Brenda Ann Spencer è una ragazza californiana nata nel 1962. La sua adolescenza è turbolenta: da quando i suoi genitori si sono separati, vive con il padre in povertà, tra bottiglie vuote di alcolici. Nel dicembre del 1978 una valutazione medica le ha consigliato il ricovero in un ospedale psichiatrico per depressione, ma il padre non ha acconsentito. La ragazza fa uso di alcool e droghe e sebbene avesse manifestato tendenze suicide, il padre Wallace nel Natale dello stesso anno le dona un fucile e in seguito Brenda ha dichiarato: “avevo chiesto una radio e mio padre mi regalò una pistola” e “mi sembrò che lui [mio padre] volesse che mi suicidassi”. Il lunedì mattina del 29 gennaio 1978 Brenda apre la finestra e guarda sull’altro lato della strada i bambini che attendono l’apertura del cancello della Grover Cleveland Elementary School, poi prende il fucile e inizia a sparare a loro, ferendone otto. Il preside e un custode della scuola intervengono subito per portare via i bambini, e Brenda centra anche loro, uccidendoli. In seguito ad una chiamata giunge sul posto un poliziotto, e pure lui viene ammazzato. Dopo la strage, durata venti minuti, Brenda si barrica in casa, dove rimane per circa 7 ore contrattando con la polizia. Un giornalista riesce a contattarla al telefono e lei ammette tutto e alla domanda “Dimmi perché” ribatte solamente “Non mi piacciono i lunedì. Volevo animare un po’ la giornata”.
Bob Geldof, cantante della band irlandese “The Boomtown Rats”, fu profondamente sconvolto e la mancanza assoluta di un collegamento tra il lunedì e l’uccidere persone (se non nella mente di Brenda Ann Spencer) lo spinge a riflettere e a scrivere “I Don’t Like Mondays”, un pezzo crudo e reale che ricorda appieno le nordiche armonie soft punk. Geldof raccontò: “… Era il perfetto atto insensato e questo era il perfetto motivo insensato per farlo. Quindi forse ho scritto la canzone perfettamente insensata per illustrarlo. Non è stato un tentativo di sfruttare la tragedia.” I signori Spencer cercarono di impedire l’uscita del singolo di “I Don’t Like Mondays” negli Stati Uniti, senza riuscirvi. Alcune radio di San Diego si rifiutarono però di trasmettere la canzone per anni, per rispettare la sensibilità della popolazione locale. Anche a causa di questo il brano raggiunse solo la posizione numero 73 nella US Billboard Hot 100, ma conquistò la numero 1 nella classifica inglese, mantenendola per quattro settimane nell’estate del 1979. Vinse inoltre gli Ivor Novello Awards nelle categorie “Best Pop Song” e “Outstanding British Lyric”.
Brenda ha attualmente 59 anni e si trova ancora in prigione. Tutti concordiamo sul fatto che abbia compiuto un atto crudele, insensato, orribile, ha tolto vite inestimabili, uno dei peggiori crimini al mondo. Tuttavia ci terrei a mettere in risalto ciò che l’ha portata a questa azione. Nella vita della ragazza i genitori giocano un ruolo distruttore: un padre che regala alla propria figlia, affetta da depressione, un fucile e una madre che pare essere totalmente assente. Brenda si è trovata priva di qualunque sostegno e soprattutto non c’è nessuno che tenta di aiutarla. Se nella descrizione fornita nei precedenti paragrafi vi possa esser sembrata una ragazza crudele e disumana, Brenda in realtà convive costantemente con il pensiero di aver ucciso persone innocenti, mentre era in uno stato di allucinazione dovuto alle droghe (la PCP veniva semplicemente venduta a scuola), infatti non si ricorda nemmeno di aver pronunciato la frase “I hate Mondays”. Ha fatto queste dichiarazioni, piena di rimorso, nel 1993 in delle interviste. Brenda è stata sì una criminale, ma la si può considerare allo stesso tempo una vittima.
Joanna Motta, 3BC